Quirinale

La Lazio in Campidoglio per il suo 124simo compleanno

La Lazio in Campidoglio per il suo 124simo compleanno

Nella sala Protomoteca in Campidoglio si è svolta la cerimonia per i festeggiamenti del 124simo compleanno della SS Lazio. Alla presenza del sindaco di Roma Capitale Roberto Gualtieri, dell’ Assessore ai Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda Alessandro Onorato, è stata ricevuta l’intera Polisportiva Lazio, rappresentata dalle delegazioni delle circa 80 discipline sportive di cui si compone. La cerimonia è stata organizzata dall’On. Claudia Pattatà nella sua duplice veste di Segretario d’Aula dell’Ufficio di Presidenza dell’Assemblea Capitolina e di Presidente del Lazio Club in Campidoglio. Per la Lazio hanno partecipato Antonio Buccioni, in qualità di Presidente Generale della Polisportiva, Gabriella Bascelli Presidente della Fondazione Lazio, Claudio ed Enrico Lotito per la presidenza della sezio calcio, maschile e femminile.

“Parterre de rois” per l’aquila Olimpia con il suo falconiere Juan Bernabè al cospetto di tutte le sezioni che ogni fine settimana dispiegano diecimila atleti in ogni impianto cittadino e d’Italia. Con questa cerimonia l’amministrazione capitolina ha voluto premiare alcune sezioni che si sono particolarmente distinte nell’ultimo periodo,  dalla SS Lazio hockey su prato, alla SS Lazio Pugilato con il pugile Tiziano Viviani, alla pluricampione SS Lazio American Football fresca vincitrice della Coppa Italia 2023. Menzione speciale per la SS Lazio Escursionismo, tra le sezioni più antiche annoverate all’interno della Polisportiva, dove oggi come ieri si respira il pionerismo dello sport, della scoperta e della traduzione latina della “mens sana in corpore sano”.

La cerimonia ha visto la partecipazione anche di una orgogliosa rappresentanza del Lazio Club Quirinale 1900 che ambisce a rappresentare un corpo intermedio tra l’alta istituzione a cui si fregia di appartenere e la grande famiglia della Lazio.

Ancora auguri SS Lazio, dal 1900 la più grande e nobile favola sportiva di Roma.

Matteo Mastrella

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Il Lazio Club Quirinale accoglie ancora la Lazio

Dopo 3 anni..Olimpia torna a volare sul Quirinale!

Diceva il famoso poeta libanese Khalil Gibran che “nulla impedirà al sole di sorgere ancora, nemmeno la notte più buia. Perché oltre la nera cortina della notte c’è un’ alba che ci aspetta.” Non ci speravamo più, ricordavamo con nostalgia tutti gli eventi che il Lazio Club Quirinale ha organizzato con successo dalla sua fondazione; gli abbracci, i cori tutti insieme, gli occhi emozionati dei bambini davanti ai loro Campioni..e finalmente, il 28 febbraio, la magia è tornata a La Casa dell’Aviatore. Una splendida serata, piena di sorprese e di ospiti speciali: apre le danze il grande Guido De Angelis, che ringraziamo di cuore per aver partecipato e per aver menzionato il Club durante la sua diretta. La cena viene accompagnata dalla splendida voce di Toni Malco, cantante e grande tifoso biancoazzurro e dall’umorismo del cabarettista laziale Marco Tana. Presente anche il Direttivo della S.S. Lazio, tra cui il Presidente Lotito, il Team Manager Manzini, il Dott. Roberto Rao, Responsabile della comunicazione per la nostra amata squadra, per la cui presenza non possiamo esimerci dal ringraziare il Dott. Mario Michelini, che da anni ormai si spende per il Club senza mai risparmiarsi, curando i rapporti con la Società come nessuno meglio di lui saprebbe fare. Accoglienza esultante e clamorosa quando entra in sala una rappresentanza dei calciatori della nostra amata Lazio: Provedel, Lazzari, Casale e Anderson, ormai habitué delle nostre serate, seguiti da Juan Bernabè, falconiere e addestratore di Olimpia. Ci ha onorati della Sua presenza anche Massimo Maestrelli (solitamente un pò restio agli eventi mondani), figlio dello storico Tommaso, Maestro di calcio e di vita; “La Lazio di papà rimane nell’eternità”, queste le Sue parole. “Non sono nato laziale, ho scelto di esserlo, e come me i miei figli ed i miei nipoti”. Il Lazio Club Quirinale per ringraziarLo Lo omaggia di un libro sul Palazzo e di una statua raffigurante un’aquila, doni che verranno consegnati anche all’allenatore Sarri a Formello, non appena si presenterà l’occasione. Scorrono le portate ma le sorprese non sono ancora finite, per la gioia dei bambini (diciamolo, anche degli adulti!) viene annunciata un’estrazione a premi, il piccolo socio Damiano, nel giorno del suo compleanno, vince un pallone autografato da tutta la squadra e Paolo, uno dei tre ragazzi del 31° stormo dell’AM, una maglia ufficiale (a proposito, se li incontrate insieme allo stadio, sappiate che la vittoria è assicurata…portano fortuna!). La serata è stata piacevolissima come sempre, forse più di sempre, tanta era la voglia di festeggiare ancora la nostra passione per la Lazio. Mi hanno commosso le parole di Flavio al papà: “Grazie papà, ti voglio bene…è stata la giornata più bella della mia vita”. Sai, piccolo Flavio, la Lazio non è solo una squadra da tifare; è una mentalità, uno stile di vita. Abbracciala, esulta quando ti regalerà gioie ma amala ancora di più quando ti farà disperare e lo farà, stanne certo, ma sappi che nessuna ti emozionerà come lei e ti farà sentire parte della grande famiglia che è la S.S. Lazio. Dunque un ringraziamento speciale al Presidente Bracci, al Vice Presidente Poggi ed a tutto il Direttivo del Lazio Club Quirinale per averci regalato l’ennesima magnifica esperienza di passare una serata con la nostra seconda famiglia.

Arianna Tirico

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Il Colle bianco e celeste

La pioggia viene comunemente associata alla malinconia o al senso di rinnovamento, ma per i membri del Lazio Club Quirinale fa a volte rima con Lazialità. Esattamente come nell’ultima occasione, era proprio la pioggia a vestire da sera il 28 febbraio scorso, quando è andato in scena un evento dal sapore romantico e dalle tinte bianco e celesti. Ore 19:45, ero come al solito in ritardo. Mentre mi vestivo con la stessa velocità di Lazzari che corre sulla fascia, mio padre aspettava alla porta. Lui era tutto in tiro, elegantissimo, si aggiustava qualcosa sulla giaccia. Era una spilla della Lazio che richiamava gli anni ’70, una Lazio povera, ma dall’animo ricchissimo. Papà aveva dieci anni quando s’innamorò di quella “banda Maestrelli” fatta di valori, uomini veri e di un solo grido di battaglia. Grazie ai suoi racconti, anch’io mi sono ammalato inguaribilmente di Lazio, come disse una volta Giorgio Chinaglia. Riparati sotto l’ombrello, siamo saliti in macchina parlando solo di un argomento, sembrava il solito tragitto da casa allo stadio prima delle partite. Giunti al ristorante, abbiamo subito incontrato tanti amici e familiari; sì, la mia famiglia è tutta della Lazio. Tra questi anche mia nonna, una donna tenace che vive con la Lazio nel cuore. Genitori, nonni e figli tutti uniti dai colori del cielo. Penso che non ci sia nulla di più bello in questo mondo, dove valori e amore scarseggiano sempre più. La serata prometteva già bene e come per magia del destino da Cremona è arrivata la notizia più incredibile. Tanto per fare una premessa, oggi non ci sono più le radioline come un pò d’anni fa, quando 65 mila laziali ascoltarono dentro l’Olimpico che la Lazio era campione d’Italia. Tuttavia, la scena è stata molto simile. Tutti i commensali erano con gli smartphone sintonizzati con Cremona, dove “quegli altri” sono caduti sotto i colpi della squadra allenata da Ballardini: grazie ancora una volta mister! Passano pochi istanti, tra brindisi e risate ecco che fanno il loro ingresso alcuni dei personaggi più significativi della storia biancoceleste. A rubare un pò la scena è stato Tony Malco che in soli cinque minuti ha racchiuso i suoi pezzi più noti dedicati alla nostra amata Lazio, facendo alzare tutti dalle sedie per cantare. Un momento da pelle d’oca che non dimenticherò. Impossibile non citare Guido de Angelis, il mio mentore. Più che un giornalista è un uomo che ha dedicato anima e corpo alla Lazio e che da decenni tiene compagnia a migliaia di tifosi con la sua voce alla radio. Non esiste mattina che non ascolto Guido mentre mi reco in macchina all’università. Proprio per questo studio per diventare come lui. In una serata splendida come quella, ho avuto anche l’onore di scambiare due chiacchiere amichevoli con Massimo Maestrelli. Mi ha parlato del suo amato babbo con gli occhi lucidi, fiero ed orgoglioso di lui. Gli ha trasmesso la Lazialità di padre in figlio così come è successo a me. Insomma tre personaggi fantastici. Ora però, voglio spostare i riflettori sugli attuali interpreti della S.S. Lazio presenti alla cena. Al tavolo vicino al mio sedevano niente meno che Ivan Provedel, Nicolò Casale, Manuel Lazzari e Felipe Anderson. Non parlo solo di quattro bravissimi calciatori, ma soprattutto di quattro ragazzi colmi di semplicità che si sono guadagnati l’affetto dei tifosi con il loro spirito. Al momento dell’estrazione per vincere le loro maglie autografate è stato davvero emozionante vedere molti bambini felici nel sentirsi chiamare. Simboli, sogni e speranze, questo è quello che i calciatori rappresentano. Tra tutte quelle stelle ce ne era una che di solito non ama mettersi in mostra, ma non per questo meno luminosa, una stella che rappresenta la storia della Lazio: Maurizio Manzini. L’intera esistenza di quest’uomo è stata caratterizzata dai colori biancocelesti, o forse potrei dire il contrario. Quando un tifoso della Lazio ha la presunzione di sentirsi il più tifoso ha sempre l’obbligo di ricordarsi che c’è Maurizio Manzini. Nessuno, compreso me, sarà mai alla sua altezza. Infine, tra un telefonino a chiocciola ed un altro, e forse un altro ancora, c’era il presidente Claudio Lotito, che spero stesse parlando per un viceImmobile. Battute a parte, il numero uno della società si è cimentato in uno dei suoi solenni discorsi per esaltare l’amore dei presenti nei confronti dei nostri colori e soprattutto l’egregio lavoro svolto da tutta la squadra in questa stagione finora. Di sicuro, tutti hanno notato quanto un uomo bramoso di risultati come lui abbia lavorato sodo per portare successi alla squadra e cambiare il modo di porsi. Personalmente ammiro non poco la capacità del presidente di raggiungere qualunque obiettivo egli si ponga, in maniera diretta e senza scorciatoie. Immerso del tutto in un’atmosfera meravigliosa, mi sono sentito felice come un bimbo a Natale ed è proprio per questo che intendo dire grazie al presidente del Lazio club Quirinale Raffaele Bracci, al conduttore della serata Gianluca Poggi, il cui secondo nome credo sia Amadeus, alla firma biancoceleste Matteo Mastrella ed infine a Mario Michelini che come Manzini è l’anima silenziosa e fondamentale del club. Grazie anche ai partecipanti che hanno espresso in tutto e per tutto il nostro stile largamente invidiato. Come dico sempre io: “laziali bella gente”. Dopo la torta, la serata era ormai giunta al termine. Fuori era notte e batteva ancora forte la pioggia, ma per me era come se ci fosse stato il sole. Una volta nel mio letto ho rivisto per almeno un’ora tutte le foto e i selfie che avevo scattato e mi sono addormento pensando a “quant’è bello esse laziali”.

Edoardo Innocenzi

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Pensiero della buonanotte

Vado a dare il bacio della buonanotte a Flavio …

Ha gli occhi chiusi, ma sorride …

“Grazie papà, è stata la serata più bella della mia vita”

grazie Gianluca, grazie!

Ezio Di Stefano

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Il Maestro e il Comandante

Genesio accapanna le persiane della finestra vicino al bancone quando il vetro del frigo bar già trasuda la condensa della spuma e della menta Fabbri messe a raffreddare dalla mattina. Il ventilatore smuove la poca aria che circola all’interno del bar quando si scorge oltre la variopinta tendina di plastica affusolata della porta che dà sul retro il tavolo tondo d’alluminio dove Tommaso e i suoi amici giocano a carte. Alle 2 del pomeriggio il sole ha già virato da un pò verso le colline fiorentine e le mura rossicce del bar centrale sulla piazza principale di San Miniato, battute dalla luce della mattina, sono ora la naturale contrafforte ai raggi solari. L’ombra si estende per tutto l’isolato e offre il riparo agli avvezzi frequentatori del bar nella torrida estate del ‘74. La leggera brezza che spira dal basso della valle si infila tra le bianche canottiere a righe e le camicie a maniche corte totalmente sbottonate.

Metti il carico che tengo la briscola” è l’esclamazione di Bob mentre esorta Tommaso.
Metti! metti il carico che te lo fò vedere io” risponde Cosimo, “e che tu credi che vieni da Roma per insegnà a noi come si gioca a briscola”, “none none ‘un se pole vince contro di noi”.

Tommaso ormai conosce l’irriverenza pervasiva del suo amico d’infanzia Cosimo e e da fine analista della psicologia altrui non si fa intimorire. Ammaliato dall’attacco totale all’olandese, mutuato dalla sua Lazio, fresca campione d’Italia, rifà il verso a Cosimo:

Cosimo a te ‘un te credo, e te briscola non ce l’hai” e cala l’asso di bastoni.

Cosimo ovviamente va liscio e Bob, da fidato secondo e dopo un cenno d’intesa con Tommaso decide di giocare all’attacco anche lui e invece della briscola mette altri punti. A quel punto Lorenzo, rivolto verso il compagno Cosimo, sbotta in un fragoroso

Maremma bucaiola! quante volte t’ho detto di non fare il bischero”, impreca e poi riprende “e ora che fò!? Gli devo da’ anche du punti in fallo”.

A quel punto Tommaso infierisce su Cosimo “e così siamo tre a tre”. Manca un solo punto per decretare chi vincerà la partita. “Dai le carte, su! e sbrigati pure che tra un pò inizia la gara”.

La tv del bar, sintonizzata già da un pezzo su Rai2, immortala immagini in bianco nero del Mortirolo e dello Zoncolan. Oggi il giro d’Italia fa tappa in montagna con tutti i più forti scalatori ai nastri di partenza. Dalla strada principale del paese, pressochè deserta a quell’ora e stordita dal sole, una sciame di bambini in sella alle loro bici investe la già chiassosa presenza del bar. Ci sono Massimo e Maurizio, figli di Tommaso, gemelli anche sulle loro due Atala appena comprate. E poi c’è l’altro Maurizio, quello più grande della comitiva, con la sua Bianchi da corsa che papà Amerigo tira sempre a lucido.

Cosimo dà le carte per la quarta e decisiva partita con il 3 di briscola a tavola. “chi è questo cittino?” esclama Tommaso riferendosi a Maurizio. E prima ancora che gli altri avventori del bar rispondano, è lo stesso Maurizio a prendere la parola:

So’ Maurizio, mi babbo è Amerigo dell’Italsider”.

Che caratterino che tu c’hai” riprende Tommaso, “e che tu voi fà da grande?

il ciclista ‘ome babbo! Oppure l’allenatore di pallone!” risponde deciso Maurizio.

Tommaso ride di gusto “dà retta al Maestro, lascialo perde il pallone, entra in banca che s’è meglio!

Tommaso, Tommaso” urla scocciato Genesio da dentro al bar. “c’è uno che te vole al telefono!”.

Tommaso con tono intriso della tipica boriosità romana risponde: “Genesio te l’ho detto, sò campione d’Italia, ‘un ce sò pè nessuno”.

Dice che l’è urgente” riprende Genesio.

mmmh! e tu digli che ‘on ci sò …. e poi ormai sto alla penultima mano! e poi dopo c’è pure la cima Coppi che m’aspetta!” fa ancora Tommaso

dice che chiama dall’America” con insistenza Genesio.

A quel punto Tommaso capisce, mette entrambe la mani sui braccioli della sedia arancione e si volta verso l’interno del bar a cercar parola. Genesio da bravo barista pronto ad esaudire ogni tipo di richiesta dei suoi clienti, asseta Tommaso, ormai sospeso nel limbo, “Dice che l’è Giorgio”.

Attimi di silenzio, Tommaso, tradendo la sua risolutezza dell’attimo prima, si alza e corre verso la cornetta grigia che penzola dal telefono a parete. La testa è in tumulto e prima di varcare la porta sul retro del bar si gira ed intima “Maurizio, finiscila tu la partita, prendi il mio posto!”.

Maurizio, catapultato di colpo nel mondo dei grandi, non tradisce l’imbarazzo e si siede quando il conteggio prima dell’ultima mano segna 51 punti con il 3 di briscola a tavola. Cosimo carica, Bob, senza far trasparire l’inconsistenza delle sue carte e non potendo far altro gioca 2 punti con sicurezza, anche Lorenzo carica e Maurizio, ultimo di mano, con freddezza calcolata va liscio. E non appena prende da terra il 3, beffardamente afferma “Vittoria! 4 a 3, anzi 4-3-3”.

Matteo Mastrella

Mauro Patrizi nominato socio onorario del Lazio Club Quirinale 1900

Mauro Patrizi nominato socio onorario del Lazio Club Quirinale 1900

Nella giornata del 10 Novembre 2022 il Lazio Club Quirinale 1900 ha nominato Mauro Patrizi, Capo dei magazzinieri della SS Lazio, suo socio onorario. Il riconoscimento, seppur consegnato nelle sole mani di Mauro, va esteso a tutti i collaboratori che a vario titolo lavorano per la SS Lazio. Il prezioso, costante e quotidiano impegno profuso dagli addetti ai servizi logistici rendono possibile lo svolgimento delle sedute di allenamento della squadra e impreziosiscono di fascino impeccabile la maglia più bella del mondo, la nostra, ogni volta che scende in campo in ogni stadio d'Italia e d'Europa! La cura, la dedizione, l'amore per i particolari con cui preparano il materiale tecnico trasformano questa semplice attività in un rituale pagano elevando la maglia della Lazio ad una sorta di reliquia, preservandone nel tempo il suo valore morale. Nelle ultime interviste rilasciate alla stampa l'allenatore Maurizio Sarri ha sottolineato più volte l'importanza di  chi, da dietro le quinte e senza riflettori accesi, ogni giorno accompagna la sua professione con indefessa abnegazione fondendola a quel sentimento di lazialità che fa vibrare anche l'ultimo filo d'erba del centro sportivo di Formello. Per questo il nostro grazie va a Mauro che, come noi, coltiva e tramanda il senso di appartenenza alla prima squadra della Capitale! La tessera di socio onorario era il minimo che potevamo fare!

Perchè "la Lazio è la sua Gente", perchè Mauro è la SS Lazio 1900!!!!

Matteo Mastrella  

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Francesco Madotto una vita di corsa

...su e giù per il Quirinale

Il giovane Francesco corre leggero sulle pendici del Monte Canin, nel gruppo delle Alpi friulane. Ha le leve lunghe, da corazziere, e sale come uno stambecco che si inerpica sulla roccia calcarea. Poco distante cammina a ritmo cadenzato il geologo Ardito Desio che con voce sibillina e imperativa intima al giovane Francesco, undici anni di età, di accorciare il passo. Quelli che sembrano essere paternali ammonimenti si rivelano i primi fondamenti sportivi per un passista delle lunghe distanze. Francesco obbedisce al capo-spedizione e riduce la sua andatura. Ora i passi sono brevi ma intensi, dosati in frequenza, uno dopo l’altro, in un ritmo costante di poderosa resistenza. Siamo nel 1951 all’alba della grande conquista del K2, il “posto al sole” che l’Italia del secondo dopoguerra rivendica con orgoglio nello scacchiere internazionale. Nelle grotte e nelle forre di origine carsica affogano le sconfitte della Grande Guerra patite sul fronte austro-ungarico di queste montagne, la sterile propaganda neocoloniale e le immani tragedie dell’ultimo conflitto bellico. Un vento nuovo libera nell’aria i sogni del giovane Francesco, la sfida alle stelle di un esploratore navigato e i vagiti di rinascita di un Paese intero in cerca di riscatto.

Nel 1958 la giovane Repubblica, lanciata a forte velocità verso il progresso, coniuga l’irrefrenabile modernismo del boom economico con la necessità di consolidare gli imprescindibili principi costituzionali. C’è bisogno di una nuova generazione che renda l’Italia una democrazia all’avanguardia, fatta di sviluppo creativo, ingegno, inventiva ma anche di fermezza nella difesa dei valori e delle istituzioni. Di queste nuove schiere fa parte anche Francesco che, poco più che maggiorenne, lascia la Val Resia e si arruola prima nell’Arma dei Carabinieri e poi entra a far parte della prestigiosa Guardia d’onore del Presidente della Repubblica sotto la presidenza Gronchi. Dallo stesso anno Francesco Madotto è in pianta stabile nel Gruppo Sportivo dei Corazzieri eccellendo nella corsa e nel canottaggio. Stazza imponente, come ovvio che fosse, fisico atletico e braccia da vogatore ne segnano la disciplina sportiva. Nel 1961, in occasione dei festeggiamenti dei cento anni dell’Unità d’Italia, nelle acque del Pò, fa parte dell’imbarcazione che soffia, sul filo della poca luce, la vittoria finale alla quotatissima imbarcazione di Oxford. Sono anni grandiosi per l’atleta Madotto che per un intero decennio fa parte del gruppo sportivo olimpico italiano in preparazione delle Olimpiadi Roma 1960 e Messico 1968. Nel 1969 fissa gli ormeggi per approdare allo sci nordico. Anche in questa disciplina le soddisfazioni sono tante, dominando la scena fino al 1995 con ben 15 titoli italiani di categoria. A Selva di Val Gardena, meta preferita di villeggiatura del Presidente Pertini, vanno in scena ogni anno i campionati d’Arma di sci di fondo. Non c’è pista che non abbia visto affondare nella neve soffice gli sci del maresciallo Madotto. Sempre nel 1969 ritorna all’amore adolescenziale della corsa e trova lo stesso spirito di libertà nella S.S. Lazio Atletica Leggera, culla del podismo romano d’avanguardia dal 1900. Si inscrive e ne diventa atleta.

Il maresciallo Madotto, ai piedi dello “Scalone d’onore” del Palazzo del Quirinale, passa in rassegna, con maniacale perfezionismo, il posizionamento della schierante del Reggimento dei Corazzieri che in uniforme di gran gala è pronto a rendere gli onori militari all’ospite illustre atteso a Palazzo. Poco distante nel porticato che conduce alla Porta Principale c’è il militare della guardia montante. Madotto gli si para davanti e ne omaggia la bandiera del Corpo d’Appartenenza. Qualcuno distrattamente, confuso nel brusio della marzialità del momento, è ai lati dell’antistante “Cortile d’Onore” pronto all’attraversamento quando il maresciallo Madotto, con devota deferenza, ne ricorda la laica sacralità. Mai voltare le spalle al tricolore italiano che sventola sul Torrino dell’antico corpo di fabbrica gregoriano. Il vento ne disegna le pieghe accanto alle stelle e alle strisce della bandiera americana del Presidente Jimmy Carter in visita ufficiale di Stato. Le porcellane e le Sale di rappresentanza trasudano di storia e raccontano, anche a margine delle cerimonie più importanti, di aneddoti di vita di Palazzo. Il presidente Carter è amante dello jogging e trova nel maresciallo Madotto il perfetto bodyguard. Non è il semplice addetto militare alla persona ma anche il trainer che lo segue nella corsa all’interno dei giardini del Quirinale. Il mattino seguente di nuovo insieme , ma stavolta è la salita della Pagliara a fare da sfondo alle loro ripetute di velocità. Madotto corre, corre sempre, tranne quando con serafica disciplina comanda, in qualità di Maresciallo di Palazzo, la statuaria ed inscalfibile guardia montante dei Corazzieri. Sei ore in piedi con elmo e corazza dove a correre sono solo i pensieri. Una nemesi che si frantuma alle parole del Presidente Pertini, nel giorno antecedente la finale dei Mondiali del 1982. Il maresciallo Madotto è di servizio e coglie nelle espressioni del Presidente Pertini il misto di preoccupazione e di adrenalina che precede i grandi eventi. E’ un susseguirsi di alterne sensazioni sull’imminente destino, quando il più spontaneo degli “beato Lei” del maresciallo Madotto fuga le ultime esitazioni per la trasferta madrilena. Pertini non ci pensa due volte, è un istintivo di natura, e invita per l’indomani mattina il corazziere Madotto a bordo dell’areo presidenziale con rotta su Madrid e sulla vittoria. La foto lo ritrae nel suo impeccabile tranche dietro “all’italianizzato” re di Spagna Juan Carlos che, con occhio di favore, celebra la spontanea esultanza del Presidente Pertini e le più sopite e composte emozioni del militare Madotto. Sul volo di ritorno, nell’euforia generale, siede accanto al capitano Zoff, a cui è legato da un doppio filo, l’appartenenza geografica da friulani doc, e l’altro ancora impalpabile che si materializzerà solo all’alba delle notti magiche del 1990 quando anche il SuperDino nazionale entrerà a far parte della grande famiglia della S.S. Lazio.

Ci sono date il cui significato simbolico oltrepassa ogni ragionevole spiegazione. È il 2 Giugno del 2004, la festa della Repubblica, e per il Luogotenente Madotto è anche il giorno del suo sessantacinquesimo compleanno e dell’inevitabile congedo dopo 46 anni di onorato servizio.  Non può esserci commiato migliore per chi ha speso gran parte della sua vita a difesa della più alta istituzione della Repubblica. Otto presidenti e la nomina del ’93 ad “Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana” sono il suo vanto. Dopo l’autentico fiume di persone che hanno visitato nell’unico giorno possibile i Giardini del Quirinale, si stanno esaurendo gli echi della “Festa del 2 Giugno” e il rituale capannello del Reparto Sicurezza dei Corazzieri, in mesto ricordo, fa calare il sipario sull’ennesima celebrazione della Repubblica e sulla carriera più longeva di uno dei suoi più fidati servitori.

Messa a dimora l’attività lavorativa, Madotto corre ancora più forte e nel 2004 vince la maratona di New York nella categoria over 65, preludio alla superba prestazione alla maratona di Londra dell’anno seguente che lo vede nuovamente primeggiare con un tempo ancora migliore. Madotto è nella storia, un’autentica leggenda dell’Atletica leggera. Con la casacca biancoceleste della Lazio vince ogni tipo di competizione, dalla maratonina di San Tarcisio nel 2007, alla mezza maratona Roma-Ostia nel febbraio 2008 con un tempo di 1h,32min,19sec nella categoria over 69. Partecipa anche a gare a squadre come la suggestiva staffetta 24x1 alle Terme di Caracalla, una “ultrarail” della durata di un giorno intero. Seppur trasferitosi nella terra natale continua a correre per la sezione Atletica leggera della S.S. Lazio vincendo il 4 Maggio 2008 la maratona di Trieste con un crono di assoluto livello nazionale che gli valgono la migliore prestazione nazionale nella categoria dei nati nel 1939. Ma le sorprese non finiscono e il 2011, in occasione delle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia, segna il suo ritorno in barca, per partecipare, come unico vogatore ancora in attività “dell’otto” italiano nella memorabile vittoria contro Oxford di mezzo secolo prima, ad una regata commemorativa. Il 6 Marzo 2016 agli Indoor Rowing Championship diventa campione del mondo di remoergometro, ripetendosi anche l’anno seguente. Nel settembre 2017 partecipa a Copenaghen ai campionati del mondo Outdoor di canattoggio con la squadra americana dell’ Occoquan formata da otto vogatori di otto nazionalità diverse...

E ovviamente tra una gara e l’altra Madotto corre ancora e con andatura cadenzata e passi brevi raggiunge Francesco sui pendii del Monte Canin dove la vita è tutta un sogno da realizzare e dove “il coraggio diventa più forte nel pericolo”.

Luogotenente Madotto, in congedo illimitato provvisorio...

Nei secoli fedele!!

Mastrella Matteo

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IL LAZIO CLUB QUIRINALE A CITTACELESTETV

IL LAZIO CLUB QUIRINALE A CITTACELESTETV

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Il Lazio Club Quirinale 1900, giovedì 24 Gennaio 2019, ha partecipato alla trasmissione televisiva Io Tifo Lazio in onda sul canale CittacelesteTv del digitale terrestre. Una delegazione del club ha raccontato e descritto la nostra realtà associativa.

Matteo Mastrella

ROMA 08/05/2018 SS LAZIO e LCQ1900 ANCORA INSIEME

Roma 08/05/2018 SS Lazio e Lcq1900 ancora insieme

“Finalmente anche quest’anno è giunta l’ora del consueto appuntamento del Lazio Club Quirinale nella splendida cornice della casa dell’Aviatore, momento tanto atteso dai soci dopo il rinvio dell’evento dovuto alla scomparsa del giovanissimo campione Davide Astori, un lutto che aveva scosso tutto il mondo del calcio.

Serata unica, movimentata dal cabarettista laziale Marco Tana, che ci ha accompagnati durante tutta la cena con le sue barzellette e dal cantautore Toni Malco, autore dell’inno laziale, che non ci ha negato qualche minuto di euforia “da stadio”. Tra i pilastri della nostra amata squadra erano presenti Mr Manzini, Mr Farris, Juan Barnabè con la sua Olimpia e Laura Zaccheo, che hanno dimostrato grande disponibilità nei confronti del nostro Club. L’ospite d’onore quest’anno é stato il numero 10 Felipe Anderson, che si è prestato ad essere fotografato con ogni singolo socio, regalandoci una straordinaria sorpresa: una sua maglia autografata, vinta dal fortunato aquilotto sorteggiato. A completare la serata l’inaspettato arrivo del Presidente Lotito, che nel suo discorso ha incoraggiato tutti i tifosi presenti a sostenere la Lazio, nonostante l’avversione che spesso ci viene dimostrata. Serata ricca di presenze importanti, di momenti ludici ed anche un po’ di riflessione, con una scaletta ben scandita dalle capacità organizzative del Presidente Bracci e del Vice Poggi, instancabili ed appassionati, più di sempre.“

Arianna Tirico

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ROMA 9/5/2018: LA SS LAZIO FA VISITA AL LAZIO CLUB QUIRINALE

Il salone di ricevimento della “Casa dell’Aviatore” è colma all’inverosimile. La sala a stento riesce a contenere le 250 persone convenute all’ormai consueto appuntamento tra la S.S. Lazio e il “Lazio Club Quirinale” e ancor più difficilmente può arginare la passione e l’entusiasmo per una stagione calcistica fin qui esaltante. Il brusio di fondo prende corpo dallo scambio di opinioni tra “vecchi” colleghi, non solo sulla squadra biancoceleste ma anche sulle sorti del nuovo governo che stenta a nascere. I ricordi di precedenti crisi istituzionali sono ancora vivi in molti di noi e l’enfasi con cui i colleghi più anziani li raccontano creano quel naturale rapporto simbiotico con le sorti del “Palazzo”. Che si parli di politica o di sport la memoria e la passione sono l’archetipo descrittivo dello stesso rapporto intenso che abbiamo noi tutti con la nostra squadra del cuore.

Felipe Anderson, ospite illustre della serata, sale le scale che conducono al convivio con la stessa leggerezza con cui un altro numero DIECI del “Peixe” invitò la platea mondiale al banchetto del calcio sopraffine degli anni ’60 e ‘70. Stessa maglia, la inarrivabile “camisa branca” numero 10 del Santos. Un’altra “Perla nera”, non certo per la cromia somatica, ma perché è della Lazio e quindi unica come Pelè. Essere della Lazio è altro, è “de più di una squadra di calcio”….. Felipe Anderson guarda sbigottito tutti noi e i tanti bambini presenti che, in un vociare statico, acclamano il loro idolo. In un gesto di consumata autenticità Felipe Anderson saluta gli astanti con uno strascicato For(z)sa Lazio alla portoghese. Poco importa della dizione, della rigida formalità dell’Arma dell’Aeronautica che gentilmente ci ospita, in fondo anche qui, alla “Casa dell’Aviatore”, è sempre l’aquila che comanda e a noi che siamo i suoi figli prediletti è concessa qualche divagazione dal tema. Chissà cosa pensa Francesco Baratta, il principale asso nella storia dell’aviazione italiana, che, da un quadro dietro al palco, fissa e scruta il già a noi noto Marco Tana esibirsi nelle sue esilaranti ed irreverenti battute e Toni Malco che proprio sullo stesso palco esegue il suo repertorio di Lazio e sentimento. E non può non essere benevolo con chi ha fatto volare il suo stesso spirito di libertà e dato forza, nel sigillo dell’amore per i colori del cielo, all’utopia “da-vinciana” di librare in aria l’uomo nella leggerezza dei suoi sogni. Ci piace pensare che Francesco Baracca, avanguardia militare italiana nel primo conflitto bellico, se fosse vissuto oggi avrebbe condiviso la rivendicazione dello scudetto negato del 1915 perché lui, come altri fratelli d’armi, atleti della Polisportiva Lazio, perirono tragicamente sul fronte austroungarico. Ne avrebbe onorato la memoria ed ora, ad un secolo di distanza, in un gesto di serena pacificazione incensa anche lui Felipe Anderson che dal palco premia il fortunato socio del nostro club che si aggiudica la sua maglia autografata. Il 13 Agosto del 2017 in una Roma torrida e strangolata dall’afa c’era anche Felipe, Felipao vista la temperatura, a spingere il giovane aquilotto Murgia a segnare la rete del successo in Supercoppa Italiana contro la corazzata Juventus. Il racconto audio del goal riecheggia in sala e fa vibrare il metallo della coppa che la S.S. Lazio, attraverso la dirigenza rappresentata dalla sig.ra Laura Zaccheo, dall’onnipresente Maurizio Manzini e dalla coscienza critica di mister Farris, ha voluto esibirci a fianco dell’aquila Olimpia e del suo padre putativo Juan Bernabè, impagabile come sempre. Al momento del brindisi Felipe Anderson si congeda con una finta dinoccolata sulla destra, come il “cachaceiro” Garrincha quando venerdì 20 febbraio 1970 veste per la sua seconda ed ultima volta la nostra maglia, la più bella del mondo. La sua storia, di poliomielite e alcolismo mista alla fulgida classe di uno dei calciatori più forti di tutti i tempi, tanto da essere consacrato nel suo epitaffio come la “Gioia del popolo” brasiliano, è quella di ascese vertiginose e cadute repentine come la parabola a fortune alterne della nostra Lazio. Il tempo scorre inevitabile e quando la serata sembra volgere al termine, in piena zona cesarini, il Presidente Lotito fa ingresso in sala. Dopo un’interminabile giornata di lavoro prende, come da sua consuetudine, in mano la scena ed il microfono. Ci annuncia ciò che già era trapelato nei giorni scorsi dagli organi di stampa dell’etere romano, dando l’ufficialità dell’apertura imminente di un nuovo negozio “Lazio Style” al centro di Roma. Sarà, afferma con tono perentorio, un nuovo punto d’incontro, la catarsi dove fondere il cuore della città con l’anima della nostra lazialità. Lotito in una risoluta analisi delle avversità, a volte artatamente generate dall’ambiente esterno, invita all’unità di tutte le componenti del mondo Lazio per raggiungere un sacrosanto piazzamento in Champions League, sul campo ampiamente meritato. Lotito, a poche ore dal suo compleanno, si congeda con un ultimo brindisi da un popolo che vigilerà sulle ultime due giornate di campionato, perché i laziali, nella loro storia, si sono sempre presi quello che meritavano e lo faranno anche questa volta. C’è da starne certi!

Avanti Lazio! Avanti Laziali!

Matteo Mastrella

Anti-Cipo Onlus e Lcq insieme a Castel Porziano

Anti-Cipo Onlus e Lcq insieme a Castel Porziano

Il 28 aprile 2018 si è svolto presso il teatro di Castel Porziano, all’interno della tenuta presidenziale, lo spettacolo di beneficenza a favore della “Anti-cipo” Onlus organizzato dal “Lazio Club Quirinale 1900”.

Per la seconda volta, dopo la prima edizione del 2016 a sostegno della “Peter Pan” Onlus, il piccolo teatro di Castel Porziano, affascinante bomboniera all’interno dell’antica residenza di caccia della famiglia Savoia, fa da cornice alla rappresentazione teatrale magnificamente diretta dall’attrice e presentatrice Francesca Ceci. E’ lei a curarne la direzione artistica con una scaletta frutto delle sue esperienze teatrali a fianco di importanti artisti come Brignano, Montesano, Lillo&Greg, e cinematografiche in produzioni italiane ed estere.

La tenuta presidenziale, per l’occasione, veste il suo migliore abito da sera, presentando all’orizzonte, al volgere del tramonto, un evocativo color arancio condito da un inebriante profumo di primavera. La leggera brezza marina trasporta dalla vicina spiaggia le essenze dei caratteristici arbusti delle dune mediterranee. Sono gli stessi sapori e gli stessi odori che ritroviamo nei versi della prima poesia “Mani viola” con cui il poeta Guido De Paolis apre la serata, a cui seguiranno “Fammi resuscitare”, autentica elegia della figura della mamma e “Tu che non sai” dove la più alta delle arti incontra l’amore. L’anima commossa del pubblico che riempie il teatro è pronta a cambiare repentinamente il suo stato per offrire al vulcanico cabarettista Marco Tana, nelle vesti dell’ubriaco, il naturale lasciapassare ad un oceano di fragorose risate. Il suo è un gradito ritorno che riempie la sala di allegria, e poi d’incanto, in un’alternanza di emozioni contrastanti, l’introspettiva “Voce del silenzio” della cantante Daphne Barillaro riporta il pubblico in una dimensione più intima, più vicina alle corde del cuore. Il modo in cui interpreta questa canzone non toglie nulla, per sentimento ed estensione vocale, a quella di Mina che la rese celebre negli anni ’60. Chissà quanti in sala erano già nati in quegli anni, di certo non i tanti bambini che aspettano trepidanti le magie del mago Lupis. L’artista, vincitore nel 2014 del campionato nazionale di categoria e protagonista di esibizioni esilaranti in teatro e in tv e nella fortunatissima trasmissione “Edicola di Fiorello”, ha deliziato la platea con giochi di carte, corde e bacchette riuscendo nella sua magia più difficile: trasformare gli adulti in “bambini già grandi”. Quando Francesca Ceci torna sul palco le luci si fanno soffuse, i corpi illuminanti del retropalco proiettano una tenue sfumatura di azzurro, la stessa tinta del principe che Valentina -  personaggio nato dalla penna del regista Massimiliano Bruno e interpretato dalla stessa Francesca Ceci -  brama e desidera e che, per l’occasione, ha le sembianze del bravissimo attore Sebastiano Colla, già protagonista nella soap tv “Un posto al sole”. I due recitano in maniera simbiotica, declinando il loro amore nelle differenti fasi della loro vita. L’amore nasce da bambini sui banchi di scuola, si trasforma nel platonico sentimento adolescenziale, assume le fattezze del carnale effluvio giovanile e diviene, nella sua fase matura, la prigione di una giovane donna in preda alla violenza del marito. La scelta dei due attori di portare in scena il tema del “femminicidio” appare quanto mai appropriata e stende un velo di riflessione sul pubblico prima dell’interruzione della prima parte dello spettacolo.

Dopo un momento di convivialità consumato nel cortile del castello, la serata riprende con le note di “Un amore così grande” tanto cara alla nostra aquila nel solstizio d’estate del 1987. E’ sempre la voce magistrale di Daphne Barillaro a rendere ancora attuale l’epopea dei grandi tenori. Daphne Barillaro è un’artista di spiccata poliedricità che l’ha portata in carriera a trionfare nel 1997 al SuperKaraoke di Fiorello e duettare con il grande tenore Edoardo Guarnera, protagonista della prima edizione del 2016 a Castel Porziano con la sublime interpretazione del “Nessun dorma”. Neanche il tempo di tributare un lungo e meritato applauso che dalla porta d’ingresso irrompe ancora una volta Marco Tana. I suoi sketch e le sue parodie riflettono trame di vita quotidiana dove il grottesco ed il linguaggio, seppur mai sotto il livello di trivialità, colorano ogni scena strappando sempre una risata. Ciò che colpisce in Marco Tana è la sua capacità di condire momenti di vita reali con l’autoironia in un crescendo costante di risate senza mai risultare scontato e banale. Il pubblico in sala, euforico e partecipe, è ormai pronto a vivere il momento forse più atteso con l’esibizione di Edoardo Vianello accompagnato dal coro “CorEdo”. Esegue le prime canzoni senza l’ausilio dell’accompagnamento musicale e veste il teatro della sua sola voce. Solo grazie all’intervento dei tecnici Gabriele Spaziani, Fabio Santamaria e del Service “DesaTech” i pezzi storici del suo repertorio “Pinne, fucile ed occhiali”, “Guarda come dondolo”, che lo portarono nel 1962 alla ribalta della scena musicale italiana, suonano armonici prima dell’ingresso sul palco della cantante Wilma Goich e del “CorEdo”. L’ensemble di questi artisti -  Ismolli Elfrida, Alfano Isabella, Paulicelli Michele, Perrella Mariano, De Razza Maurizio, Biasini Gioia, Tapparelli Patrizia, Cesaroni Mariella, Pallotta Maurizio, Convertito Vincenzo, Iadeluca Ilaria, Perilli Chiara, Coladarci Alessandro, Bossoli Letizia, Sgrò Francesco – riproduce le note musicali attraverso l’uso strumentale della voce. L’accompagnamento così composto consente l’utilizzo di seconde voci a differenti tonalità che duettano alternativamente con quella principale. Il risultato finale è uno swing corale che riproduce musicalmente i brani storici del maestro Vianello. Non potevano mancare le canzoni evergreen “Abbronzatissima” e “I Watussi” che il pubblico di ogni età, conoscendone ogni parola, le intona in simultanea. In questo momento di esaltazione collettiva anche la presentatrice Francesca Ceci si unisce al coro “CorEdo” di cui organicamente fa parte. La serata vive in un crescendo di emozioni in attesa del momento più alto e che più ci sta a cuore. Deve ancora essere raccontata la storia di una donna straordinaria, Serena Grigioni e della Onlus “Anti-cipo” da lei fondata. Sulle quinte salgono le rappresentanti dell’associazione e la stessa Serena Grigioni che con coraggio e voce ferma riferisce della sua storia personale, contenuta all’interno di un libro da lei scritto “Finchè si è in piedi si va in scena”, dove è la vita il naturale palcoscenico e non più il piccolo palco del teatro di Castel Porziano. Il titolo del libro, in vendita sul sito dell’associazione www.anticipoonlus.com, è la metafora esatta con cui la “Anti-cipo” onlus intende reperire fondi per finanziare la ricerca sulla Neuropatia delle Piccole Fibre Periferiche e Autonomiche, una malattia degenerativa del sistema nervoso periferico le cui cause molto spesso non sono note. La ricerca scientifica e la diagnosi precoce per prevenire in anti-cipo la sintomatologia della malattia sono le due strade che l’associazione intende perseguire, ma che ad oggi purtroppo non hanno dato i frutti sperati. L’associazione prende linfa dalle libere donazioni, dalla “singole gocce d’acqua” nel mare. “Quello che noi facciamo è solo una goccia nell’oceano, ma se non lo facessimo l’oceano avrebbe una goccia in meno”. Il “Lazio Club Quirinale” ha voluto versare la sua goccia, nella speranza che questo mare diventi un oceano.

La serata si chiude sulle note del nostro inno, dove l’aquila e la speranza volano alte nel cielo all’insegna della vittoria e della solidarietà. Come sempre il nostro grazie va a tutta la squadra del “Lazio Club Quirinale” e al nostro essere comunità.

Matteo Mastrella

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IL DOTT. FLAVIO SALVADORI NUOVO PRESIDENTE ONORARIO DEL LCQ

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Ieri 20 novembre 2017, presso il Circolo Ufficiali dell’Esercito in zona Castro Pretorio, si è riunito il Consiglio Direttivo del Lazio Club Quirinale 1900.

A margine del sopralluogo della location, presso la quale si intende inoltrare invito ufficiale alla S.S. Lazio per il rituale evento conviviale da tenersi nel primo scorcio del nuovo anno, si è svolta la cerimonia per la nomina a Presidente Onorario del Lazio Club Quirinale 1900 del dott. Flavio Salvadori, già Vice Segretario Generale della Presidenza della Repubblica.

Il dott. Salvadori, visibilmente emozionato e grato del pensiero che tutto il Consiglio Direttivo gli ha rivolto attraverso l’investitura ufficiale a massimo organo di rappresentanza del Lazio Club Quirinale, carica peraltro mai prima d’ora ricoperta, ha rivolto a tutti i soci i più fervidi ringraziamenti.

Siamo certi che il dottor Salvadori sia la figura più idonea a ricoprire tale ruolo e che possa mettere al servizio del nostro club l’esperienza e le capacità che lo hanno contraddistinto nel ben più gravoso compito di guida della complessa macchina amministrativa della Presidenza della Repubblica.

Un altro tassello, necessario a strutturare il nostro club con un organigramma di prestigio, per essere sempre all’altezza delle sfide e delle nuove iniziative che porremo in essere.

Con sincera lazialità

il Consiglio Direttivo

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IL LAZIO CLUB QUIRINALE SPOSA IL PROGETTO MIRIAM

PROGETTO MIRIAM UGANDA 2016

In Uganda moltissimi bambini, di età compresa tra i 4 e i 17 anni, vivono in completo stato di abbandono ed emarginazione sociale, patendo ogni giorno vessazioni e violenze.
Le motivazioni per cui sono costretti a vivere in strada sono molteplici.
Molti sono orfani, molti sono stati abbandonati dai familiari, alcuni fuggono dagli abusi che subiscono nella loro casa.

L’AICO dal 2013 monitora la situazione nella città di Kabale (Uganda), offrendo quando possibile, assistenza sanitaria e alimentare ai bambini.

Nel 2014 AICO ha inoltrato richiesta alle autorità locali, al fine di cooperare per la costruzione di una centro accoglienza.

Nel giugno 2016 AICO ha avviato il progetto “Miriam” con il quale collaborerà in cooperazione con la Missione Francescana di Rushooka (Kabale) e i missionari laici Giorgio Scarpioni Marta Novati, alla costruzione di una casa-accoglienza dove i piccoli ospiti saranno amati e accuditi.

Individuato il terreno nel villaggio di Rwentobo, a pochi chilometri da Rushooka, nel mese di settembre 2016 iniziano i lavori jdel Centro accoglienza che prenderà il nome di “Father Wembabazi” (Padre Misericordioso) che sarà sostenuto dal progetto “Miriam Uganda” di AICO.

Il 23 settembre 2016 i volontari AICO hanno posato la prima pietra.

Ad ottobre 2016, grazie ai fondi resi immediatamente disponibili dai partner di progetto, la struttura era già quasi ultimata.

Il 13 maggio 2017 i volontari AICO si sono recati a Rwentobo per inaugurare il Centro Miriam.

Il 9 giugno 2017, è stata avviata l’accoglienza e nel primo giorno sono state accolte quattro bambine dai 5 ai 9 anni.

Il 13 giugno 2017 è stato sottoscritto un accordo di collaborazione con l’Associazione “Salvagente” Italia di Monza, al fine di cooperare per ultimare gli ultimi lavori e per finanziare totalmente le spese di gestione.

Il 1° agosto 2017, abbiamo ufficialmente avviato la scuola all’interno del Centro Miriam. Sono state formate due classi, una seguita dalla neo assunta maestra e la seconda da Suor Marta (della congregazione della Divina carità) la quale ha espresso la volontà di collaborare con noi per istruire le bambine e soprattutto creare momenti di incontro con le famiglie di provenienza.

Oggi nel Centro Father Wembabasi vivono 20 bambine in assistenza totale per 24 ore al giorno.

La costruzione del Centro “Father Wembabazi” è stato finanziato per 2/3 dalla Missione Francescana di Rushooka, che ne è proprietaria e responsabile, e per 1/3 dalla nostra Associazione grazie al “Progetto Miriam Uganda”.

…to be cotinued!!

Associazione “Il Caprifoglio Onlus”

Roma, Palazzo del Quirinale 21/12/2017

Giornata davvero importante per AICO e il progetto Miriam Uganda.
Nel pomeriggio, una delegazione formata dal Presidente Mauro Tripodi, la segretaria Tiziana Cipelli i sostenitori Ugo Melandri (marito di Miriam Ghironi, alla quale é stato dedicato il progetto Miriam Uganda), Danilo e Diego Melandri, Elvira Nigro e Cesare Camilli, ha partecipato all’incontro istituzionale degli auguri di Natale del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nella splendida cornice offerta dal Salone delle Feste del Quirinale.
Durante i saluti Ugo Melandri ha avuto l’occasione di omaggiare il Presidente della Repubblica con il libro fotografico prodotto per sostenere il progetto Miriam “sguardi d’Africa – Uganda”, il quale dopo averlo sfogliato ha ringraziato sentitamente per il pensiero.
Un bellissimo pomeriggio reso possibile grazie all’amico Cesare Camilli che ringraziamo di cuore per l’impegno.

 

PREMIO LAZIO CLUB QUIRINALE EDIZIONE 2017: GIULIANO FIORINI

EVENTO DI SABATO 6 MAGGIO 2017

ANTIPASTO

“Scusate, ma io del derby… ancora vi voglio parlare… quando la Roma fu travolta dalle onde… del biancoceleste mare!”. Era tempo! Avevamo la sgradevole sensazione, durante gli incontri formali e no, ma soprattutto nello svolgimento degli “Eventi”, che qualcosa disturbasse il fluire degli accadimenti; che lo spirito di iniziativa dei Soci più intraprendenti – sebbene si realizzasse in splendidi momenti di condivisione solidale e rafforzamento della nostra lazialità – ci avesse ugualmente lasciati indietro di un passo importante.

Il 26 maggio 2013, sommità della storia sportiva della Lazio, si era allontanato; poco era importato a noi laziali che, nel frattempo, la squadra avesse disputato un’altra Finale di Coppa Italia e – stavolta a Shangai anziché a Pechino – un’altra Supercoppa Italiana, mentre i cugini erano rimasti a bocca asciutta. Contro di noi, però, il bilancio dei giallorossi si stava pesantemente arricchendo (cinque vittorie e due pareggi). Davvero un brutto rospo in gola!

Ma le nostre due belle vittorie del 1° marzo e del 30 aprile (intervallate dall’ininfluente sconfitta del 4 aprile) ci hanno finalmente ridato il sorriso! Il vento ha spazzato via quelle grevi nuvole giallorosse!

E’ tornato il sapore, il profumo di Lazio ci inebria quando ci riuniamo, negli incontri, negli Eventi, allo stadio!

SABATO 6 MAGGIO

L’Evento odierno si è celebrato nella location romana “Scuderie San Carlo”. Non è stato il pranzo di arrivederci alla prossima stagione, dal momento che dobbiamo giocare due Finali, e sognare non è vietato. Hanno partecipato all’evento i Soci del Lazio Club di Milano (presieduto dal romano Claudio SCIPIONI) e, soprattutto, la madre e le figliole dell’indimenticato Giuliano FIORINI.

Il Lazio Club di Milano – invitato grazie all’intraprendenza del Consigliere Mario MICHELINI – fu fondato negli Anni 60 da Alberto COSTA, allora giovane studente, oggi giornalista del Corriere della Sera. “Sempre in trasferta”, recita il detto sotto l’intestazione del Club, nel cui sito è riportato che i Soci sono molto innamorati della Lazio, nonostante la lontananza geografica e, per molti di loro anche anagrafica, da Roma.

La partecipazione del Lazio Club Milano è stata anche per questo una piacevole sorpresa: è già difficile professare la propria fede calcistica in un ambiente distante da quello della squadra del cuore; figurarsi cosa significa tifare per una squadra che poche volte, rispetto ad altre squadre, è ascesa alle vette del panorama calcistico italiano. Se questo non è amore, quale altra parola potrebbe definirlo?

Giuliano FIORINI. Una lunga malattia lo ha privato all’affetto dei suoi cari a soli quarantasette anni, nel 2005. Ma quante battaglie ha dovuto combattere, e quante ne ha vinte, a prezzo di inani sacrifici!

LAZIO-VICENZA. Era il 21 giugno del 1987, primo giorno d’estate, ma nei cuori laziali turbinava l’inverno. Se non avessimo vinto quella partita, saremmo precipitati nel baratro della Serie C1! Nello Stadio Olimpico non ci sarebbe stato posto nemmeno per un moscerino!

Cominciammo all’attacco, ma il pallone non voleva entrare. Contribuì parecchio all’acre nostra sofferenza il giovane portiere vicentino DAL BIANCO, che parò pure l’anima de… I biancorossi subirono anche l’espulsione di MONTANI, ma non cedettero… Finché, a otto minuti dalla sciagura, furono la lesta torsione e il subitaneo destro di Giuliano a scaraventare in rete un pallone divenuto plumbeo. L’urlo della nostra gente lacerò il muro del suono!

Giuliano FIORINI fu la nostra scialuppa di salvataggio, il martello pneumatico che sgretolò l’ultimo muro (di cemento) fra la speranza e la rovina, lasciatoci in eredità dalla partenza ad handicap (MENO NOVE!).

Il salone delle “Scuderie San Carlo”, inoltre, era stato “apparecchiato” con i gagliardetti che ricordavano le vittorie di Coppa Italia contro Milan, Inter e – soprattutto! – Roma, e con maglie storiche indossate da calciatori che in un recente passato militarono nella Lazio. La ricerca, e la conservazione di queste maglie sono il risultato del paziente lavoro di Agostino – titolare del sito “Maglie Lazio.it” (IL MUSEO) lavoro che lo stesso Agostino ha spiegato agli intervenuti allorché è stato presentato dal Vice Presidente del Club, Gianluca POGGI.

Sopraggiunti tutti gli invitati, il Presidente del Club Raffaele BRACCI e il Vice Presidente del Club Gianluca POGGI – scambiandosi perfettamente ruoli e tempi di intervento nella presentazione, come se fossero stati KEITA e IMMOBILE sul prato dell’Olimpico – hanno aperto l’Evento, illustrando le finalità del nostro Club e i punti centrali dell’evento stesso. E’ intervenuto il Dottor Flavio SALVADORI – Vice Segretario Generale Amministrativo S.G.P.R. – che ha sottolineato come il Club non sia solo espressione di aggregazione sportiva, ma anche espressione di lodevoli iniziative di solidarietà, una delle quali tra l’altro – come vedremo – era collegata alla Lotteria.

Sono stati invitati a parlare i rappresentanti del Lazio Club Milano. Il Socio Sergio BERNARDINI, illustrando le attività del Club stesso, ha anche raccontato, tra l’altro, di aver presieduto un Club nella capitale dello stato africano della Liberia! Retoricamente, si avrebbe l’istinto di esclamare: ”Lazio senza frontiere!”, anche considerando la presenza di Lazio Club a New York e a Bruxelles. Ma siamo perfettamente in linea con gli intendimenti dei Padri Fondatori della Lazio, che scelsero per i nostri colori la bandiera della Grecia, nazione archetipo dello sport che affratella i popoli. Subito dopo l’intervento di Sergio BERNARDINI, il Lazio Club Milano è stato premiato.

Il secondo premiato è stato Marco BINDI, Tesoriere del Lazio Club Quirinale 1900, per “l’affetto e la generosità sempre dimostrati”, recita la “motivazione” incisa sulla Targa. Un po’ in rima e un po’ in prosa, Marco ha affermato che i veri meriti sono del nostro Club, sempre tempestivamente sensibile ai disagi dei meno fortunati; successivamente, ha rivolto un saluto al Lazio Club Milano che, “come da Laziale tradizione, ha gemellato il Duomo col Cupolone”, e ha declamato un ricordo per Giuliano FIORINI, “piccolo grande uomo, perché c’è poco da scrìve, è anche grazie a lui se oggi la Lazio vive”.

Quando la madre e le figliole di Giuliano FIORINI sono state chiamate alla premiazione, il sentimento commotivo che già permeava l’Evento ha raggiunto il culmine. Non solo le tre donne, ma molti di noi non sempre sono riusciti a trattenere le lacrime.

Le sue care, e non solo per le somiglianze fisiche, hanno ritratto Giuliano nella sua semplicità e nella sua generosità. Soltanto lui, però, poteva rappresentare le sue intemperanze (era un accanito fumatore…) e, forse, qualche piccolo atto di indisciplina, soprattutto verso i tecnici, ma mai aveva inveito contro nessun compagno di squadra.

Giuliano FIORINI è della Lazio, e la Lazio è di Giuliano FIORINI!

La torta che ha chiuso il pranzo è una vivida testimonianza di questa reciproca appartenenza. “Eternamente grati”, recita il popolo biancoceleste attorno al Piccolo Grande Uomo.

Concluso il pranzo, il Presidente e il Vice Presidente del Club hanno chiamato i due Rappresentanti dell’Associazione “Il Caprifoglionlus”, con i quali il Club ha collaborato al sostegno del “Progetto Miriam”, destinatario di parte dei proventi della Lotteria. I Rappresentanti dell’Associazione, dopo aver rivolto un ringraziamento particolare al nostro Socio Cesare CAMILLI – che ha stabilito i contatti fra Associazione stessa e Lazio Club – hanno informato che nella prossima settimana si recheranno in Africa a sovrintendere la messa in opera di un intervento di solidarietà.

L’evento ha avuto termine con l’estrazione dei biglietti della Lotteria, cui hanno proceduto i Soci Socrate LENZA, Eleonora POGGI e Matteo MASTRELLA (da poco diventato babbo della piccola Sveva). L’elenco dei biglietti quelli vincenti sarà presto consultabile sul Sito del nostro Club.

Da rammentare, inoltre, la consueta gestione tecnica degli apparati audio-video – in particolare i microfoni per le interviste, e l’impianto per l’esecuzione dei brani musicali riferenti alla Lazio – eseguita solertemente dal Socio Gabriele Spaziani, coadiuvato nell’occasione dal Socio e collega Sandro DELL’ERBA.

E, con sentimento di gioia frammisto alla commozione, che ha pervaso tutti noi partecipanti all’Evento, chiudo il mio semplice scritto con il nostro consueto saluto:

 

F O R Z A  L A Z I O!

 

Marco Bindi

GIULIANO FIORINI, ANCHE TU NEL PARADISO DEGLI EROI

E’ il 21 giugno 1987, il primo giorno d’estate, quando un’anziana Signora di 87 anni si sporge in modo innaturale dal pontile che separa la terra ferma dalle onde di risacca del mare. E’ da una settimana che vive sull’orlo del precipizio, quando Pisa ha piegato le sue resistenze. Dal giro più alto della torre ha visto per tre volte la morte in faccia. Ha cercato salvezza nell’antica “Città Marinara” ma ha visto cosparse di sale irritante le sue ferite ancora sanguinanti. Un’agonia che si trascina ormai da un anno quando la Corte di Giustizia Federale la condannò con nove colpi mortali. Nove coltelli piantati nella schiena, tolti uno ad uno solo dopo otto interventi.

Le onde si rifrangono sugli scogli e su quella costruzione posticcia da dove l’anziana Signora fissa il mare. La schiuma bianca delle onde monta e poi scompare nella battigia dove rimangono le conchiglie, i ciottoli di forma arrotondata e una folla impressionante accorsa al suo capezzale. Inerme trattiene il respiro e segue con lo sguardo ogni piccolo suo gesto sperando che non sia fatale. Assiepa il tratto di arenile circostante tentando di darle quel sostegno salvifico che, a dire il vero, non è mai mancato durante tutto l’anno. Ogni maledetta domenica persone di tutte le età le hanno tributato una visita con lo stesso amore della prima volta a Gubbio quando fu ricoverata all’indomani della sentenza di condanna del tribunale. Ora nella sua testa, come un mantra, riecheggiano le parole del dottor Eugenio che durante la compilazione della base di ricovero, con fare risoluto, le domandò se aveva la forza per rimanere nell’arduo percorso di resurrezione, intimandole, in caso contrario, di andar via per sempre. Quelle poche parole sono state la panacea che l’ha tenuta in vita e che ora, seppur in un equilibrio precario, la tengono ancora sospesa sul pontile. A quasi un anno di distanza rappresentano la via d’uscita da quel malessere fisico e mentale che ne ha fiaccato le speranze di salvezza.

Poco distante da quel tratto di spiaggia dove si sta consumando un dramma umano il cui epilogo per fortuna deve ancora essere scritto, è un brulicare continuo di automobili che percorrono le consolari che portano al mare. A Roma fa caldo già da diverse settimane ma oggi, con l’ingresso ufficiale della stagione estiva, sembra esserlo ancora di più. La gente cerca così refrigerio sul litorale romano fuggendo dall’asfissiante afa della città. I ragazzi in un vociare continuo fanno i bagni a mare mentre i bambini giocano erigendo castelli di sabbia, esposti e precari come l’anziana donna sul pontile.

Intanto in lontananza appare un veliero che, solo in mare aperto, domina le onde increspate da un vento di grecale e dalle forze oscure di un dio Nettuno con le sembianze di Dal Bianco, estremo baluardo vicentino prestato agli abissi marini. La vela bianca del vascello si fonde con il celeste del cielo illuminata dal sole alto del solstizio d’estate. Il suo movimento sinuoso sembra generato dal vibrare di un tamburo battente e da “un amore così grande” di una lirica che si libera nell’aria. Come d’incanto la folla trepidante sulla battigia bisbiglia all’unisono quelle stesse note d’amore che trovano il pertugio giusto tra le labbra serrate dalla paura. Il veliero, cullato dal corale dolce sentire, cambia ora direzione e si dirige verso il pontile. A poco a poco, i muscoli facciali della gente in attesa si distendono e quella musica appena sussurrata si trasforma nel più ammaliante canto delle sirene. Il vascello ora naviga spedito guidato dalle sue 70.000 muse. Corre veloce verso l’anziana donna il cui destino sembra legato indissolubilmente a quello della folla trepidante. Un’empatia fondata su un sentimento profondo che tocca le corde del cuore. Anche il vento ha cambiato direzione e soffia ora da ponente. Accarezza la faccia dell’anziana Signora e le scalza i capelli lunghi che le coprivano il volto. Per la prima volta appare in tutta la sua disarmante bellezza, un fascino etereo che resiste all’incedere del tempo. Le labbra si inarcano leggermente in un concentrato di fatalismo e dignità e offrono un sorriso appena accennato a chi ormai empaticamente è divenuta la sua gente. Nel seguente gioco di sguardi c’è il sigillo dell’amore protettivo di Venere per il suo Adone. Alza lo sguardo verso il cielo e fissa, come l’aquila cara a Giove, il sole ancora alto senza esserne accecata. Allarga di colpo le braccia e il vento disegna sulle sue vesti biancocelesti l’impronta della vela del vascello in avvicinamento. E’ l’incastro perfetto, è il volere delle stelle. Il destino di salvezza sembra ormai scritto!!

La distanza che la separa dal veliero è ormai ridotta e basterebbe un ultimo sforzo della ciurma a bordo per portarla in salvo. Dalla riva la folla urla a gran voce i loro nomi, ora così distintamente riconoscibili. Al timone c’è Mimmo da Eboli che infonde negli altri la saggezza e lo spirito di quel Cristo che si è fermato troppo a lungo su altri lidi, dimenticando quello più caro ad Enea e a chi, come Ernesto, Mario e Massimo, romani di nascita, lo conosce fin da bambino. Antonio Elia detto “King Kong” che con muscoli e polmoni d’acciaio tiene la barra dritta dell’imbarcazione senza disperdere fiato in inutili e fuorvianti discorsi. Gli basta un cenno d’intesa per sincronizzare la pala del suo remo con quella degli altri vogatori Vincenzo, Gabriele, Giorgio e Giancarlo. A Raimondo da Messina e Angelo Adamo da San Giorgio Ionico spetta il compito di dissuadere ogni maga avventrice e difendere il veliero dagli attacchi nemici con l’aiuto degli altri mozzi di bordo Giuliano, Luca e Daniele. Paolo e Fabio rappresentano i primi avamposti e dalla prua indicano la rotta da seguire.

La distanza si è ridotta ulteriormente così come l’arco del sole disegnato nel cielo, pronto ad essere sotteso da un tramonto ormai prossimo. Nel volgere di poco tempo quella palla rossa sarà inghiottita dal mare e scomparirà forse per sempre all’orizzonte. Non c’è più tempo da perdere, l’anziana Signora è sul punto di capitolare e con lei all’unisono le 70.000 anime dannate sull’arenile.  La ciurma si affanna negli ultimi spasmodici tentativi, ma la stanchezza e la lucidità, venute meno dopo così tanta fatica, prendono il sopravvento. La realtà si dissolve e degrada in un’alterazione della percezione sensoriale, dove forze arcane respingono ogni tentativo di attracco e, in un’allucinazione collettiva, fanno apparire le acque del mare tinte di biancorosso. Lo spirito di Dal Bianco aleggia ovunque e argina ogni velleità del veliero che tenta di salpare. Tra otto minuti il sole tramonterà e con esso la speranza di salvare la vita all’anziana donna. Manca ormai pochissimo quando Vincenzo passa la corda a Gabriele da Brescia che dal lato destro tenta un lancio della corda verso il pontile in modo sbilenco, forse un tiro della disperazione che come i precedenti va a vuoto. Ma proprio in quel momento un lampo improvviso segna il profetico vaticinio delle stelle, scegliendo Giuliano, così caro agli dei, per compiere il volere del cielo. La corda lanciata da Gabriele sembra persa inesorabilmente, sta per cadere in acqua quando Giuliano, voltato di spalle, la afferra in modo rocambolesco. Giuliano come tutti i suoi compagni è allo stremo delle forze, deve far affidamento al suo immenso cuore e al suo istinto. Si volta d’improvviso facendo scorrere la corda davanti a sé quando il dondolio del vascello aumenta d’intensità. Sta per cadere e vede la corda allontanarsi di quel tanto da sembrare inafferrabile. Ma Giuliano non è tipo da arrendersi facilmente, è un combattente per natura e chiede al suo cuore un ultimo sforzo. Fa un movimento in avanti, una spaccata e aggancia la corda al pontile nell’unico spiraglio che Dal Bianco può concedere. La folla sulla battigia guarda esterrefatta, trattiene il respiro e deglutisce nell’istante successivo. Giuliano protende le braccia in avanti quasi a toccare l’anziana Signora che aspetta solo che il destino sia compiuto. Guarda fiera uno dei suoi figli, forse uno dei prediletti, rappresentare al meglio l’amore viscerale che lega una madre alla sua discendenza naturale. In fondo è solo quello che vuole, avere la certezza che lo stesso sentimento provato per lei nutra l’amore che un padre tramanda al proprio figlio nella continuità della sua grande famiglia. Giuliano è ormai al suo cospetto e guardandola negli occhi rimane abbagliato dalla luce abbacinante che emana. L’anziana Signora è ormai virtualmente salva e con lei tutte quelle persone che hanno vissuto lo stesso dramma. Giuliano fa un cenno d’intesa e si abbandona in un tentativo di abbraccio certo di riceverlo in cambio. Ma tutto diventa effimero quando si accorge che l’anziana Signora è impalpabile, eterea. E’ volata via come un’aquila tra le stelle e forse non è mai stata sul pontile. E’ più di una semplice rappresentazione umana, è un’idea che esiste a prescindere, è la S.S. Lazio 1900…la prima squadra della capitale…

Matteo Mastrella