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Festa annuale del Lazio Club Quirinale e solidarietà per Anticipo Onlus

Festa annuale Lazio Club Quirinale e solidarietà per Anticipo Onlus

Sabato 20 gennaio 2024 il Lazio Club Quirinale ci donava un’altra giornata fantastica organizzata presso il ristorante “ Il Giubileo”, ricca di ospiti speciali. Un’emozione unica quella provata nel rivedere Delio Rossi, indimenticabile allenatore della Lazio negli anni 2005-2009, uomo di grande ironia e saggezza; Gigi Martini, storico terzino durante gran parte degli anni ‘70, simbolo di fiducia e lealtà alla squadra, che scandì delle tappe importantissime per il mondo del calcio; ed ancora Bruno Giordano, ora dirigente sportivo ed all’epoca bomber indiscusso, il numero 9 che affascinava tanto la tifoseria laziale e che detiene il record per il maggior numero di reti realizzate nelle coppe nazionali con la maglia biancoceleste. Un momento di commozione nel ricordare insieme Vincenzo D’Amico, bandiera della Lazio, venuto a mancare la scorsa estate.
Ci ha allietati della sua presenza inoltre Valerio Cassetta, noto giornalista e addetto stampa di “Sport e Salute S.p.A.” . Tutti i gentili ospiti sono stati omaggiati di una pubblicazione sul Palazzo del Quirinale e di una targa commemorativa, in ricordo della loro straordinaria partecipazione. Un consigliere del Direttivo, Paola Cologgi, ha donato al Lazio Club Quirinale un’ aquila in bronzo per celebrare il decennale del Club.
Come sempre immancabile l’impegno sociale del Club, che grazie ad una lotteria ricca di premi, è riuscito a vendere migliaia di biglietti ed a raccogliere dunque 2.172€ da donare ad ANTI-CIPO Onlus, la cui Presidentessa è Serena Grigioni, testimone diretta dell’importanza di combattere le neuropatie delle piccole fibre di cui ancora non si conoscono le cause. Il tutto si è svolto in un clima sì di lazialità ma anche di grande familiarità che pochi Club possono vantare.
Un ringraziamento particolare ed affettuoso va al Presidente Bracci ed al Vice Poggi, come a tutto il Consiglio Direttivo, per averci regalato l’ennesima bellissima esperienza!
Spoiler: so che sono già al lavoro per sorprenderci ancora!!
Dunque.. alla prossima e sempre Forza Lazio!!
Arianna Tirico
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Sulle pareti del bar San Callisto campeggiano due poster, uno della S.S. Lazio stagione 1976/77 e l’altro della As Roma dell’anno successivo. Sono attaccati con le puntine bianche sul doghettato color caramello che le ricopre. Sopra la macchina frigo delle bevande fa bella mostra la coppa vinta dal leone di Trastevere nell’ultimo torneo dei Rioni. Sull’altro lato del bar due foto del trasteverino Bruno Giordano con la zazzera al vento. La prima lo ritrae adolescente, sul campo del Don Orione, dove all’interno del murales delle suppliche che ricopre fino all’inverosimile la “Madonna dell’Orazione” c’è anche quella che omaggia l’occhio lungo del Flaco Flamini, attento osservatore dei “mejo fiori de’ li giardini”. L’altra è datata Ottobre 1975 che bagna il suo esordio in serie A con un goal allo stadio Marassi di Genova. Marcello con orgoglio le custodisce vicino alla cassa e le mostra con fierezza ai clienti del bar, recitando a memoria la dedica impressa con il pennarello celeste ... “A Marcello con amicizia, Brunogoal

Bruno è ripassato di là all’indomani dell’esordio in serie A. Le mura del bar San Callisto e i vicoli del quartiere trasudano orgoglio per un loro figlio che ce l’ha fatta. Bruno Giordano ha “passato ponte”. E’ partito dal rione “oltre il Tevere”, ha attraversato ponte Sisto, ed è giunto al centro dell’Urbe, dove ora i monticiani e i pignatari, oltre ogni rivalità campanilistica, riconoscono le gesta del “pischello trasteverino”. Trastevere è il rione che sta aldilà del Tevere. Il fiume biondo lo separa dal resto del mondo e nulla fuoriesce dal quel dedalo di vicoli stretti che si attorcigliano. Il campanile di Santa Maria e il fontanone di Piazza Trilussa sono la catarsi che trattiene ogni velleità di fuga. Definiscono quel microcosmo, fatto di bar, osterie, marinai, cascherini e pesciaroli. I trasteverini stanno di quà e tutti gli altri sono sulla sponda destra del Tevere. Alla “renella” il fiume rallenta e ogni giorno inesorabile deposita sabbie limacciose, rendendo la distanza tra le due rive sempre più ampia. Sono due mondi separati che solo un ponte come per metafora può avvicinare. “Passare ponte” allora diventa un imperativo per chi vuole rompere gli argini e fondersi al resto del mondo. In fondo la palla rotola alla stessa maniera, sulla riva destra come su quella sinistra. E Bruno, non a caso, non fa differenza, calcia magnificamente con entrambi i piedi. Danza sulle punte leggero intorno al pallone, in una bellezza estetica senza paragoni. Petto in fuori e mento in alto, con lo sguardo sempre rivolto verso la porta. E’ un concentrato di classe, un numero 10 direbbero gli addetti ai lavori. La rapidità di esecuzione e l’ambivalente imprevedibilità nell’uso degli arti inferiori lo rendono immarcabile ed infallibile sotto porta. E’ un bomber direbbero altri, con la numero 9 sulle spalle. Non è nè l’uno nè l’altro, o forse è tutte e due o più semplicemente è Bruno Giordano, per tutti Brunogoal. Capocannoniere ad ogni livello, in cadetteria come in serie A, campione d’Italia con la Lazio primavera nella stagione 75/76 insieme agli altri magnifici aquilotti Di Chiara, Montesi, Agostinelli e Manfredonia. “E’ il giocatore italiano più forte con cui abbia mai giocato” dirà un giorno Maradona. L’esaltazione del gesto tecnico lo fa apparire come un giocatore sudamericano. Diego Armando nel barrio sperduto e proletario di Buenos Aires, Bruno nell’ancestrale culla della romanità della Città Eterna. Due emisferi così diversi ma legati insieme da un unico linguaggio, quello di un pallone che ad ogni latitudine avvicina sentimenti e culture. E’ il calcio dei bambini, delle strade polverose e degli oratori, delle accademie giovanili, della Bombonera e dello Stadio Olimpico, della Doce e della Curva Nord. Luci ed ombre, istinto e sacrificio, allegria e tristezza, esaltazioni e cadute. Come quelle inferte da Goiketxea al Camp Nou o di Bogoni ad Ascoli, così tremendamente simili e violente. Sarà proprio un messaggio di Maradona rivolto a Giordano dopo il grave infortunio a legarli insieme in una “MaGiCa” combinazione.

Bruno Giordano è il giocatore simbolo di una Lazio che muore e rinasce ogni volta. Esordisce nella corta scia della Lazio Campione d’Italia del ’74 con un goal sotteso dal passaggio della stella Chinaglia in procinto di diventare a stelle e strisce. Ne raccoglie il testimone al centro dell’attacco in un naturale avvicendamento generazionale. Vince il tricolore giovanile nel 1976 e assiste all’implosione funesta della banda del ’74, dalla scomparsa di Maestrelli alla fine tragica di Re Cecconi. Vince la classifica dei cannonieri della serie A nel 1979 per poi finire nei gangli della serie cadetta. Guida la risalita nella massima serie nel 1983, risultando ancora una volta il più prolifico sotto porta. Ad Ottobre gioisce per il ritorno in Nazionale ma a  Dicembre si frattura tibia e perone nel giorno in cui tutta Italia festeggia il nuovo anno. Rientra in campo a tempo di record. All’ultima giornata risorge dalla ceneri e conduce la Fenice biancoceleste ad una salvezza insperata contro il Pisa. Il vaticinio si abbatte nuovamente sulla squadra dell’anno successivo, costruita con obiettivi europei sui pilastri di Manfredonia, Giordano, Laudrup e Batista.  Al cospetto delle vicissitudini societarie e delle immancabili difficoltà economiche la squadra inesorabile ridiscende negli inferi della serie B e per Bruno Giordano si chiudono definitivamente le porte della sua carriera in biancoceleste. Vengono cedute le sue prestazione sportive per far fronte ad una crisi societaria sempre più profonda. In un decennio di vita biancoceleste ha vissuto più di sette vite, scolpite in una memoria di ferro, pronte a riaffiorare ad ogni accenno di ricordo del passato. Bruno Giordano ha gioito e sofferto nel periodo più travagliato della storia della Lazio. Non ha mai potuto competere per grandi obiettivi, ma ciononostante è di diritto nel novero dei grandi bomber della storia della Lazio, da Piola a Puccinelli, da Chinaglia a Signori, da Klose ad Immobile. Quello che più conta è che ancora oggi i tifosi della Lazio ne ricordano le gesta e apprezzano, travalicando ogni titolo sportivo raggiunto, la sua collocazione dichiarata tra i tifosi stessi. Ovunque appaia in radio ed in tv, soprattutto in quelle nazionali, viene spontaneo associarlo alla Lazio e con un pizzico d’orgoglio viene da sussurrare “quello è Bruno nostro”.

Sono passati ormai 50 anni e Bruno non vive più a Trastevere. Ha passato ponte da un pezzo, ma di tanto in tanto si riaffaccia, per una pastarella farcita da Valzani o per una semplice passeggiata tra i vicoli stretti del quartiere. Lo fa anche d’estate, generalmente a luglio quando la “Madonna fiumarola” rientra in processione nella Chiesa di Sant’Agata. De noantri è rimasto ben poco, gli strilloni, l’arrotino, le donne in finestra, le antiche botteghe artigiane, le pizzicherie, le osterie... tutte scomparse! Al loro posto ristoranti stellati, locali alla moda dove il sir inglese ha fagocitato la lettera “o” del sor romanesco. Il chiosco all’angolo di Ponte Garibaldi non gratta più il ghiaccio come una volta, ma lo frantuma a cubetti per il mojito e i cocktail di ultima trovata.  Frotte di turisti si muovono senza sosta come formiche, su e giù per Via del Moro e Vicolo del Cinque, fino a Piazza Trilussa. Qui cantanti e artisti di strada si esibiscono ai piedi della fontana. Delle note di Romolo Balzani neanche l’ombra e il barcarolo romano ormai è davvero controcorrente, fuori moda e fuori tempo. A Bruno sale un groppo in gola, schiva e smarca l’ennesimo turista, cammina e nessuno lo riconosce come lui non riconosce tutto ciò che gli sta attorno. Il quartiere è cambiato, forse anche lui. Ha la sensazione di essere uno straniero in patria, completamente a disagio. Per ritrovarsi decide di risalire Via Garibaldi e lasciarsi alle spalle la movida frenetica del quartiere. Passo dopo passo torna a respirare e il viso è rigato da una goccia che cade. Non è il sudore versato nell’interminabile partita di pallone giocata nel giardino adiacente al mausoleo garibaldino “Roma o Morte”, nè l’acqua refrigerante del fontanone del Gianicolo, ma una lacrima di nostalgia per qualcosa che non tornerà più indietro. Al belvedere del Gianicolo invece tutto sembra immobile,  il panorama della città cristallizzato in uno scatto fotografico senza tempo. Il tremolio delle luci in lontananze e i fari delle auto che filtrano tra i platani del lungotevere sono gli unici frammenti di vita percepiti. Anche i gatti sonnecchiano, immobili ai piedi della balaustra. Non stridono nel silenzio della sera neanche le grida acute delle mamme o delle mogli che tentano di parlare con i galeotti di Regina Coeli, dissolte anch'esse nel modernismo virtuale. Bruno è lì affacciato e se ne sta muto senza dire nulla. D’un tratto volge lo sguardo a sx e gli sembra di sentire un coro tenue provenire di rimbalzo dal colle di Monte Mario....”oh forza Bruno, Bruno, Bruno, Brunogoal” e poi ancora un rullo di tamburi e più distintamente “lode a te Bruno Giordano”. In un attimo tra stupore e misticismo le estremità delle labbra si inarcano leggermente verso l’alto in un accenno di sorriso. Il cuore si gonfia e il piede si scalda. Intorno a lui una pigna rotolata lì chissà come dal giardino vicino. Bruno prende la rincorsa, petto in fuori e mento in alto e senza pensarci...boom! Ha segnato Bruno Giordano, un’altra volta... come a Como nel ’76 o a Pisa nel ’84. E’ un calcio alla nostalgia, per la Lazio e per i laziali, per la salvezza e per l’eterna gloria di chi non sarà mai dimenticato.

L’idolo della mia infanzia e per questo immortale, almeno per me!

Bruno Giordano, da sempre “er più

Matteo Mastrella

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La Lazio in Campidoglio per il suo 124simo compleanno

La Lazio in Campidoglio per il suo 124simo compleanno

Nella sala Protomoteca in Campidoglio si è svolta la cerimonia per i festeggiamenti del 124simo compleanno della SS Lazio. Alla presenza del sindaco di Roma Capitale Roberto Gualtieri, dell’ Assessore ai Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda Alessandro Onorato, è stata ricevuta l’intera Polisportiva Lazio, rappresentata dalle delegazioni delle circa 80 discipline sportive di cui si compone. La cerimonia è stata organizzata dall’On. Claudia Pattatà nella sua duplice veste di Segretario d’Aula dell’Ufficio di Presidenza dell’Assemblea Capitolina e di Presidente del Lazio Club in Campidoglio. Per la Lazio hanno partecipato Antonio Buccioni, in qualità di Presidente Generale della Polisportiva, Gabriella Bascelli Presidente della Fondazione Lazio, Claudio ed Enrico Lotito per la presidenza della sezio calcio, maschile e femminile.

“Parterre de rois” per l’aquila Olimpia con il suo falconiere Juan Bernabè al cospetto di tutte le sezioni che ogni fine settimana dispiegano diecimila atleti in ogni impianto cittadino e d’Italia. Con questa cerimonia l’amministrazione capitolina ha voluto premiare alcune sezioni che si sono particolarmente distinte nell’ultimo periodo,  dalla SS Lazio hockey su prato, alla SS Lazio Pugilato con il pugile Tiziano Viviani, alla pluricampione SS Lazio American Football fresca vincitrice della Coppa Italia 2023. Menzione speciale per la SS Lazio Escursionismo, tra le sezioni più antiche annoverate all’interno della Polisportiva, dove oggi come ieri si respira il pionerismo dello sport, della scoperta e della traduzione latina della “mens sana in corpore sano”.

La cerimonia ha visto la partecipazione anche di una orgogliosa rappresentanza del Lazio Club Quirinale 1900 che ambisce a rappresentare un corpo intermedio tra l’alta istituzione a cui si fregia di appartenere e la grande famiglia della Lazio.

Ancora auguri SS Lazio, dal 1900 la più grande e nobile favola sportiva di Roma.

Matteo Mastrella

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Il Lazio Club Quirinale accoglie ancora la Lazio

Dopo 3 anni..Olimpia torna a volare sul Quirinale!

Diceva il famoso poeta libanese Khalil Gibran che “nulla impedirà al sole di sorgere ancora, nemmeno la notte più buia. Perché oltre la nera cortina della notte c’è un’ alba che ci aspetta.” Non ci speravamo più, ricordavamo con nostalgia tutti gli eventi che il Lazio Club Quirinale ha organizzato con successo dalla sua fondazione; gli abbracci, i cori tutti insieme, gli occhi emozionati dei bambini davanti ai loro Campioni..e finalmente, il 28 febbraio, la magia è tornata a La Casa dell’Aviatore. Una splendida serata, piena di sorprese e di ospiti speciali: apre le danze il grande Guido De Angelis, che ringraziamo di cuore per aver partecipato e per aver menzionato il Club durante la sua diretta. La cena viene accompagnata dalla splendida voce di Toni Malco, cantante e grande tifoso biancoazzurro e dall’umorismo del cabarettista laziale Marco Tana. Presente anche il Direttivo della S.S. Lazio, tra cui il Presidente Lotito, il Team Manager Manzini, il Dott. Roberto Rao, Responsabile della comunicazione per la nostra amata squadra, per la cui presenza non possiamo esimerci dal ringraziare il Dott. Mario Michelini, che da anni ormai si spende per il Club senza mai risparmiarsi, curando i rapporti con la Società come nessuno meglio di lui saprebbe fare. Accoglienza esultante e clamorosa quando entra in sala una rappresentanza dei calciatori della nostra amata Lazio: Provedel, Lazzari, Casale e Anderson, ormai habitué delle nostre serate, seguiti da Juan Bernabè, falconiere e addestratore di Olimpia. Ci ha onorati della Sua presenza anche Massimo Maestrelli (solitamente un pò restio agli eventi mondani), figlio dello storico Tommaso, Maestro di calcio e di vita; “La Lazio di papà rimane nell’eternità”, queste le Sue parole. “Non sono nato laziale, ho scelto di esserlo, e come me i miei figli ed i miei nipoti”. Il Lazio Club Quirinale per ringraziarLo Lo omaggia di un libro sul Palazzo e di una statua raffigurante un’aquila, doni che verranno consegnati anche all’allenatore Sarri a Formello, non appena si presenterà l’occasione. Scorrono le portate ma le sorprese non sono ancora finite, per la gioia dei bambini (diciamolo, anche degli adulti!) viene annunciata un’estrazione a premi, il piccolo socio Damiano, nel giorno del suo compleanno, vince un pallone autografato da tutta la squadra e Paolo, uno dei tre ragazzi del 31° stormo dell’AM, una maglia ufficiale (a proposito, se li incontrate insieme allo stadio, sappiate che la vittoria è assicurata…portano fortuna!). La serata è stata piacevolissima come sempre, forse più di sempre, tanta era la voglia di festeggiare ancora la nostra passione per la Lazio. Mi hanno commosso le parole di Flavio al papà: “Grazie papà, ti voglio bene…è stata la giornata più bella della mia vita”. Sai, piccolo Flavio, la Lazio non è solo una squadra da tifare; è una mentalità, uno stile di vita. Abbracciala, esulta quando ti regalerà gioie ma amala ancora di più quando ti farà disperare e lo farà, stanne certo, ma sappi che nessuna ti emozionerà come lei e ti farà sentire parte della grande famiglia che è la S.S. Lazio. Dunque un ringraziamento speciale al Presidente Bracci, al Vice Presidente Poggi ed a tutto il Direttivo del Lazio Club Quirinale per averci regalato l’ennesima magnifica esperienza di passare una serata con la nostra seconda famiglia.

Arianna Tirico

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Il Colle bianco e celeste

La pioggia viene comunemente associata alla malinconia o al senso di rinnovamento, ma per i membri del Lazio Club Quirinale fa a volte rima con Lazialità. Esattamente come nell’ultima occasione, era proprio la pioggia a vestire da sera il 28 febbraio scorso, quando è andato in scena un evento dal sapore romantico e dalle tinte bianco e celesti. Ore 19:45, ero come al solito in ritardo. Mentre mi vestivo con la stessa velocità di Lazzari che corre sulla fascia, mio padre aspettava alla porta. Lui era tutto in tiro, elegantissimo, si aggiustava qualcosa sulla giaccia. Era una spilla della Lazio che richiamava gli anni ’70, una Lazio povera, ma dall’animo ricchissimo. Papà aveva dieci anni quando s’innamorò di quella “banda Maestrelli” fatta di valori, uomini veri e di un solo grido di battaglia. Grazie ai suoi racconti, anch’io mi sono ammalato inguaribilmente di Lazio, come disse una volta Giorgio Chinaglia. Riparati sotto l’ombrello, siamo saliti in macchina parlando solo di un argomento, sembrava il solito tragitto da casa allo stadio prima delle partite. Giunti al ristorante, abbiamo subito incontrato tanti amici e familiari; sì, la mia famiglia è tutta della Lazio. Tra questi anche mia nonna, una donna tenace che vive con la Lazio nel cuore. Genitori, nonni e figli tutti uniti dai colori del cielo. Penso che non ci sia nulla di più bello in questo mondo, dove valori e amore scarseggiano sempre più. La serata prometteva già bene e come per magia del destino da Cremona è arrivata la notizia più incredibile. Tanto per fare una premessa, oggi non ci sono più le radioline come un pò d’anni fa, quando 65 mila laziali ascoltarono dentro l’Olimpico che la Lazio era campione d’Italia. Tuttavia, la scena è stata molto simile. Tutti i commensali erano con gli smartphone sintonizzati con Cremona, dove “quegli altri” sono caduti sotto i colpi della squadra allenata da Ballardini: grazie ancora una volta mister! Passano pochi istanti, tra brindisi e risate ecco che fanno il loro ingresso alcuni dei personaggi più significativi della storia biancoceleste. A rubare un pò la scena è stato Tony Malco che in soli cinque minuti ha racchiuso i suoi pezzi più noti dedicati alla nostra amata Lazio, facendo alzare tutti dalle sedie per cantare. Un momento da pelle d’oca che non dimenticherò. Impossibile non citare Guido de Angelis, il mio mentore. Più che un giornalista è un uomo che ha dedicato anima e corpo alla Lazio e che da decenni tiene compagnia a migliaia di tifosi con la sua voce alla radio. Non esiste mattina che non ascolto Guido mentre mi reco in macchina all’università. Proprio per questo studio per diventare come lui. In una serata splendida come quella, ho avuto anche l’onore di scambiare due chiacchiere amichevoli con Massimo Maestrelli. Mi ha parlato del suo amato babbo con gli occhi lucidi, fiero ed orgoglioso di lui. Gli ha trasmesso la Lazialità di padre in figlio così come è successo a me. Insomma tre personaggi fantastici. Ora però, voglio spostare i riflettori sugli attuali interpreti della S.S. Lazio presenti alla cena. Al tavolo vicino al mio sedevano niente meno che Ivan Provedel, Nicolò Casale, Manuel Lazzari e Felipe Anderson. Non parlo solo di quattro bravissimi calciatori, ma soprattutto di quattro ragazzi colmi di semplicità che si sono guadagnati l’affetto dei tifosi con il loro spirito. Al momento dell’estrazione per vincere le loro maglie autografate è stato davvero emozionante vedere molti bambini felici nel sentirsi chiamare. Simboli, sogni e speranze, questo è quello che i calciatori rappresentano. Tra tutte quelle stelle ce ne era una che di solito non ama mettersi in mostra, ma non per questo meno luminosa, una stella che rappresenta la storia della Lazio: Maurizio Manzini. L’intera esistenza di quest’uomo è stata caratterizzata dai colori biancocelesti, o forse potrei dire il contrario. Quando un tifoso della Lazio ha la presunzione di sentirsi il più tifoso ha sempre l’obbligo di ricordarsi che c’è Maurizio Manzini. Nessuno, compreso me, sarà mai alla sua altezza. Infine, tra un telefonino a chiocciola ed un altro, e forse un altro ancora, c’era il presidente Claudio Lotito, che spero stesse parlando per un viceImmobile. Battute a parte, il numero uno della società si è cimentato in uno dei suoi solenni discorsi per esaltare l’amore dei presenti nei confronti dei nostri colori e soprattutto l’egregio lavoro svolto da tutta la squadra in questa stagione finora. Di sicuro, tutti hanno notato quanto un uomo bramoso di risultati come lui abbia lavorato sodo per portare successi alla squadra e cambiare il modo di porsi. Personalmente ammiro non poco la capacità del presidente di raggiungere qualunque obiettivo egli si ponga, in maniera diretta e senza scorciatoie. Immerso del tutto in un’atmosfera meravigliosa, mi sono sentito felice come un bimbo a Natale ed è proprio per questo che intendo dire grazie al presidente del Lazio club Quirinale Raffaele Bracci, al conduttore della serata Gianluca Poggi, il cui secondo nome credo sia Amadeus, alla firma biancoceleste Matteo Mastrella ed infine a Mario Michelini che come Manzini è l’anima silenziosa e fondamentale del club. Grazie anche ai partecipanti che hanno espresso in tutto e per tutto il nostro stile largamente invidiato. Come dico sempre io: “laziali bella gente”. Dopo la torta, la serata era ormai giunta al termine. Fuori era notte e batteva ancora forte la pioggia, ma per me era come se ci fosse stato il sole. Una volta nel mio letto ho rivisto per almeno un’ora tutte le foto e i selfie che avevo scattato e mi sono addormento pensando a “quant’è bello esse laziali”.

Edoardo Innocenzi

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Pensiero della buonanotte

Vado a dare il bacio della buonanotte a Flavio …

Ha gli occhi chiusi, ma sorride …

“Grazie papà, è stata la serata più bella della mia vita”

grazie Gianluca, grazie!

Ezio Di Stefano

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Il Maestro e il Comandante

Genesio accapanna le persiane della finestra vicino al bancone quando il vetro del frigo bar già trasuda la condensa della spuma e della menta Fabbri messe a raffreddare dalla mattina. Il ventilatore smuove la poca aria che circola all’interno del bar quando si scorge oltre la variopinta tendina di plastica affusolata della porta che dà sul retro il tavolo tondo d’alluminio dove Tommaso e i suoi amici giocano a carte. Alle 2 del pomeriggio il sole ha già virato da un pò verso le colline fiorentine e le mura rossicce del bar centrale sulla piazza principale di San Miniato, battute dalla luce della mattina, sono ora la naturale contrafforte ai raggi solari. L’ombra si estende per tutto l’isolato e offre il riparo agli avvezzi frequentatori del bar nella torrida estate del ‘74. La leggera brezza che spira dal basso della valle si infila tra le bianche canottiere a righe e le camicie a maniche corte totalmente sbottonate.

Metti il carico che tengo la briscola” è l’esclamazione di Bob mentre esorta Tommaso.
Metti! metti il carico che te lo fò vedere io” risponde Cosimo, “e che tu credi che vieni da Roma per insegnà a noi come si gioca a briscola”, “none none ‘un se pole vince contro di noi”.

Tommaso ormai conosce l’irriverenza pervasiva del suo amico d’infanzia Cosimo e e da fine analista della psicologia altrui non si fa intimorire. Ammaliato dall’attacco totale all’olandese, mutuato dalla sua Lazio, fresca campione d’Italia, rifà il verso a Cosimo:

Cosimo a te ‘un te credo, e te briscola non ce l’hai” e cala l’asso di bastoni.

Cosimo ovviamente va liscio e Bob, da fidato secondo e dopo un cenno d’intesa con Tommaso decide di giocare all’attacco anche lui e invece della briscola mette altri punti. A quel punto Lorenzo, rivolto verso il compagno Cosimo, sbotta in un fragoroso

Maremma bucaiola! quante volte t’ho detto di non fare il bischero”, impreca e poi riprende “e ora che fò!? Gli devo da’ anche du punti in fallo”.

A quel punto Tommaso infierisce su Cosimo “e così siamo tre a tre”. Manca un solo punto per decretare chi vincerà la partita. “Dai le carte, su! e sbrigati pure che tra un pò inizia la gara”.

La tv del bar, sintonizzata già da un pezzo su Rai2, immortala immagini in bianco nero del Mortirolo e dello Zoncolan. Oggi il giro d’Italia fa tappa in montagna con tutti i più forti scalatori ai nastri di partenza. Dalla strada principale del paese, pressochè deserta a quell’ora e stordita dal sole, una sciame di bambini in sella alle loro bici investe la già chiassosa presenza del bar. Ci sono Massimo e Maurizio, figli di Tommaso, gemelli anche sulle loro due Atala appena comprate. E poi c’è l’altro Maurizio, quello più grande della comitiva, con la sua Bianchi da corsa che papà Amerigo tira sempre a lucido.

Cosimo dà le carte per la quarta e decisiva partita con il 3 di briscola a tavola. “chi è questo cittino?” esclama Tommaso riferendosi a Maurizio. E prima ancora che gli altri avventori del bar rispondano, è lo stesso Maurizio a prendere la parola:

So’ Maurizio, mi babbo è Amerigo dell’Italsider”.

Che caratterino che tu c’hai” riprende Tommaso, “e che tu voi fà da grande?

il ciclista ‘ome babbo! Oppure l’allenatore di pallone!” risponde deciso Maurizio.

Tommaso ride di gusto “dà retta al Maestro, lascialo perde il pallone, entra in banca che s’è meglio!

Tommaso, Tommaso” urla scocciato Genesio da dentro al bar. “c’è uno che te vole al telefono!”.

Tommaso con tono intriso della tipica boriosità romana risponde: “Genesio te l’ho detto, sò campione d’Italia, ‘un ce sò pè nessuno”.

Dice che l’è urgente” riprende Genesio.

mmmh! e tu digli che ‘on ci sò …. e poi ormai sto alla penultima mano! e poi dopo c’è pure la cima Coppi che m’aspetta!” fa ancora Tommaso

dice che chiama dall’America” con insistenza Genesio.

A quel punto Tommaso capisce, mette entrambe la mani sui braccioli della sedia arancione e si volta verso l’interno del bar a cercar parola. Genesio da bravo barista pronto ad esaudire ogni tipo di richiesta dei suoi clienti, asseta Tommaso, ormai sospeso nel limbo, “Dice che l’è Giorgio”.

Attimi di silenzio, Tommaso, tradendo la sua risolutezza dell’attimo prima, si alza e corre verso la cornetta grigia che penzola dal telefono a parete. La testa è in tumulto e prima di varcare la porta sul retro del bar si gira ed intima “Maurizio, finiscila tu la partita, prendi il mio posto!”.

Maurizio, catapultato di colpo nel mondo dei grandi, non tradisce l’imbarazzo e si siede quando il conteggio prima dell’ultima mano segna 51 punti con il 3 di briscola a tavola. Cosimo carica, Bob, senza far trasparire l’inconsistenza delle sue carte e non potendo far altro gioca 2 punti con sicurezza, anche Lorenzo carica e Maurizio, ultimo di mano, con freddezza calcolata va liscio. E non appena prende da terra il 3, beffardamente afferma “Vittoria! 4 a 3, anzi 4-3-3”.

Matteo Mastrella

Mauro Patrizi nominato socio onorario del Lazio Club Quirinale 1900

Mauro Patrizi nominato socio onorario del Lazio Club Quirinale 1900

Nella giornata del 10 Novembre 2022 il Lazio Club Quirinale 1900 ha nominato Mauro Patrizi, Capo dei magazzinieri della SS Lazio, suo socio onorario. Il riconoscimento, seppur consegnato nelle sole mani di Mauro, va esteso a tutti i collaboratori che a vario titolo lavorano per la SS Lazio. Il prezioso, costante e quotidiano impegno profuso dagli addetti ai servizi logistici rendono possibile lo svolgimento delle sedute di allenamento della squadra e impreziosiscono di fascino impeccabile la maglia più bella del mondo, la nostra, ogni volta che scende in campo in ogni stadio d'Italia e d'Europa! La cura, la dedizione, l'amore per i particolari con cui preparano il materiale tecnico trasformano questa semplice attività in un rituale pagano elevando la maglia della Lazio ad una sorta di reliquia, preservandone nel tempo il suo valore morale. Nelle ultime interviste rilasciate alla stampa l'allenatore Maurizio Sarri ha sottolineato più volte l'importanza di  chi, da dietro le quinte e senza riflettori accesi, ogni giorno accompagna la sua professione con indefessa abnegazione fondendola a quel sentimento di lazialità che fa vibrare anche l'ultimo filo d'erba del centro sportivo di Formello. Per questo il nostro grazie va a Mauro che, come noi, coltiva e tramanda il senso di appartenenza alla prima squadra della Capitale! La tessera di socio onorario era il minimo che potevamo fare!

Perchè "la Lazio è la sua Gente", perchè Mauro è la SS Lazio 1900!!!!

Matteo Mastrella  

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A fianco del popolo ucraino

Domenica 13 Marzo presso la struttura dell'Oasi Park si è svolto uno spettacolo di solidarietà, organizzato tra gli altri dall'associazione del Caprifoglio Onlus, con lo scopo di raccogliere materiale sanitario, alimentare, vestiario, da destinare alla popolazione ucraina vittima della guerra scatenata dalla Federazione Russa. Il Lazio Club Quirinale ha voluto abbracciare l'ennesima esemplare iniziativa della Caprifoglio Onlus a cui rivolgiamo il nostro più sentito encomio. Ci preme ringraziare tutti i soci che hanno contribuito e reso possibile questa nuova iniziativa di solidarietà con la speranza di un cessate il fuoco immediato e l'apertura di un tavolo negoziale che abbia la pace come unico epilogo.

Matteo Mastrella

Cari amici, questa mattina David Melandri ha provveduto a consegnare al Parroco Marco Semehem, della chiesa Ucraina Santa Sofia di Roma, tutto il materiale raccolto domenica scorsa.
Vogliamo ringraziare tutti coloro che hanno aderito all’iniziativa grazia alla quale sono stati raccolti oltre 10 quintali di materiale sanitario, farmaci, alimenti, indumenti e giocattoli.
Un ringraziamento a Maurizio Battista, Gabriele Pellegrini (in arte Dado) Sequestrattori Christian Barbara, Andrea Fiodi Ramas, Mattia Carola e Simone Dilaghi per aver partecipato.
Ringraziamo inoltre Asso Tutela, Oasi Park e il Lazio Club Quirinale per aver compartecipato all’organizzazione.
Un caro ringraziamento anche a Terza Pagina Magazine e Alessandro Scarnecchia per il prezioso contributo.
Un doveroso ringraziamento va anche a tutti i volontari che si sono adoperati per dividere e confezionare tutto il materiale raccolto.
Grazie
Il Caprifoglio Onlus
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Il centenario della S.S. Lazio come Ente Morale

Centenario della Lazio eretta ad Ente Morale il 2 giugno 1921

È festa! Finalmente! È la settantacinquesima festa della Repubblica, una festa che in piena pandemia sa di rinascita e ha il sapore antico del suo primo anniversario. Il groppo in gola, la disperazione e le privazioni di una guerra mondiale svaniscono in quel bagno trionfale di persone festanti, uscite finalmente di casa stringendo il tricolore tra le mani. Donne con le gonne lunghe fin sotto al ginocchio corrono incontro ai loro mariti e, saltando quel poco per cingerne il collo, schiudono le labbra per la fuoriuscita di urla festanti e sorrisi. Sono loro le protagoniste assolute della nuova Repubblica. Per la prima volta nella storia è stato riconosciuto loro il diritto di voto. Nasce la Repubblica gentile, intrisa della sua matrice femminile, giovane ed eterea nella sua bellezza.

Trent’anni prima c’è un’altra guerra mondiale ancora più drammatica della Seconda. Una guerra lunga e snervante che getta in trincea la migliore gioventù dell’epoca. Mariti e padri muoiono in battaglia, di molti di essi si perdono le tracce e cadono nell’oblio di un numero sterminato ed indefinito di morti che cancella ogni singola identità. Mogli e madri aspettano invano. Loro malgrado devono sostituirsi ai mariti al timone della famiglia come nel mondo del lavoro. L’intero sistema sociale è in frantumi e per porvi rimedio viene fondato a livello nazionale l’istituto degli “Asili nido” con l’intento di accogliere non solo i figli dei richiamati al fronte ma anche gli orfani di guerra e i bambini delle famiglie indigenti. A tale scopo a Roma si costituisce il “Comitato di mobilitazione civile” per raccordare tutte le iniziative rivolte allo sviluppo delle case materne a cui aderiscono entusiaste le giovani donne di tutti i ceti sociali. La Società Podistica Lazio, forte della sua Sezione femminile, aderisce ferventemente a tale progetto come unica società sportiva capitolina, destinando una parte della sua sede sociale in Via Veneto alla realizzazione dell’“Asilo Lazio”. L’istituto, inaugurato il 28 giugno del 1915, accoglie i figli della nutrita truppa di atleti biancocelesti richiamati al fronte e i bambini dei quartieri Ludovisi e Pinciano. L’encomiabile servizio di assistenza civile alla popolazione prestato dalla Società Podistica Lazio non passa inosservato e la Regina Elena, a nome della Corona, elargisce un’oblazione a sostegno della nobile causa. La longeva presidenza dell’illuminato Cav. F. Ballerini, nei primi 25 anni del sodalizio biancoceleste, si distingue sin dai primi del ‘900 per le mirabili iniziative in ambito sportivo e sociale. Sotto di lui la Lazio è un caleidoscopio di sport e cultura che eleverà tutte le sue sezioni sportive, dalla ginnastica al calcio, al podismo d’avanguardia, al nuoto, in una dimensione decourbertiana dello sport per lo sport, in cui l’esercizio ginnico corrobora indissolubilmente l’educazione della mente e l’esaltazione valoriale di cui lo sport è portatore. La Lazio, più di ogni altra realtà atletica romana, è sinonimo di sport. Non c’è disciplina in cui non si cimenti o di cui perfino ne abbia introdotto per la prima volta la pratica come la pallanuoto, il calcio, il rugby. Parallelamente la sede di Via Veneto è un intreccio di iniziative culturali, conferenze ed incontri, una vera e propria école di letteratura e arte filodrammatica che porterà il premio nobel Grazia Deledda a diventarne un’assidua frequentatrice. La Lazio di Ballerini trascende il mero fatto sportivo. E’ radicata profondamente nel tessuto sociale e culturale e contribuisce giorno dopo giorno, gara dopo gara, al suo sviluppo. Nel 1915 di fronte all’avanzata della guerra e alle privazioni che da essa discendono trasforma il suo campo da gioco della Rondinella nel quartiere Flaminio in un orto di guerra contribuendo a sfamare la popolazione ormai allo stremo. Atleti di ogni disciplina e molti dei suoi dirigenti, forgiati nei valori dalla sezione dell’Istruzione Premilitare, anch’essa promanata dalla lungimiranza del presidente Ballerini, vanno a comporre il contingente italiano e con sorte avversa non faranno mai ritorno a casa. Tra le società sportive, la Lazio paga uno dei tributi più alti in termini di vite umane interrompendo per dover di patria la sua attività sportiva e lasciando incompiuta in ambito calcistico la conquista dello “scudetto negato” del 1915, all’indomani della mobilitazione generale del 23 maggio 1915. Alla fine delle ostilità belliche vengono riconosciute ai soldati biancocelesti, con regio decreto del re Vittorio Emanuele III, 22 Medaglie d’Argento, 35 Medaglie di Bronzo, 14 Croci di Guerra al valor militare, dando la misura del sacrificio e dello spirito di servizio della Società Podistica Lazio. Nell’alveo delle competenze del Ministero della Pubbica Istruzione e su proposta del suo Ministro Benedetto Croce, il 2 giugno 1921, la Lazio è eretta in Ente Morale ad imperatura memoria con Decreto Regio n. 907 a firma del Re d’Italia Vittorio Emanuele III.  Le motivazioni accluse al provvedimento recitano il fine di pubblica utilità perseguito dall’istante.

Oggi, 2 giugno 2021, è festa doppia!! Si festeggia la Repubbica Italiana nel suo settatacinquesimo anniversario e il centenario dell’elevazione ad Ente Morale della Società Sportiva Lazio. Piace ricordare e sottolineare come il patrimonio sportivo, solidaristico, etico, culturale, storico abbia costituito il fondamento degli atti e dei fatti giuridicamente rilevanti per l’adozione del decreto regio, ancora oggi considerato in ambito dottrinario un unicum di difficile riproducibilità e di cui solo la Lazio può fregiarsi. È ancora più stupefacente che ancor prima della conquista dell’universalità del suffragio venne riconosciuto all’interno del sodalizio biancoceleste un ruolo premimente all’universo femminile, con la costituzione di un’intera sezione sportiva ad esso dedicata, con la conduzione diretta di un asilo per l’infanzia, della partecipazione, in condizioni di parità con il mondo maschile, alla sviluppo culturale del paese rendendo gentili sia la Lazio sia la Repubblica di cui oggi ne festeggiamo la bellezza.

W la Lazio, W la Repubblica Italiana

Matteo Mastrella

Francesco Madotto una vita di corsa

...su e giù per il Quirinale

Il giovane Francesco corre leggero sulle pendici del Monte Canin, nel gruppo delle Alpi friulane. Ha le leve lunghe, da corazziere, e sale come uno stambecco che si inerpica sulla roccia calcarea. Poco distante cammina a ritmo cadenzato il geologo Ardito Desio che con voce sibillina e imperativa intima al giovane Francesco, undici anni di età, di accorciare il passo. Quelli che sembrano essere paternali ammonimenti si rivelano i primi fondamenti sportivi per un passista delle lunghe distanze. Francesco obbedisce al capo-spedizione e riduce la sua andatura. Ora i passi sono brevi ma intensi, dosati in frequenza, uno dopo l’altro, in un ritmo costante di poderosa resistenza. Siamo nel 1951 all’alba della grande conquista del K2, il “posto al sole” che l’Italia del secondo dopoguerra rivendica con orgoglio nello scacchiere internazionale. Nelle grotte e nelle forre di origine carsica affogano le sconfitte della Grande Guerra patite sul fronte austro-ungarico di queste montagne, la sterile propaganda neocoloniale e le immani tragedie dell’ultimo conflitto bellico. Un vento nuovo libera nell’aria i sogni del giovane Francesco, la sfida alle stelle di un esploratore navigato e i vagiti di rinascita di un Paese intero in cerca di riscatto.

Nel 1958 la giovane Repubblica, lanciata a forte velocità verso il progresso, coniuga l’irrefrenabile modernismo del boom economico con la necessità di consolidare gli imprescindibili principi costituzionali. C’è bisogno di una nuova generazione che renda l’Italia una democrazia all’avanguardia, fatta di sviluppo creativo, ingegno, inventiva ma anche di fermezza nella difesa dei valori e delle istituzioni. Di queste nuove schiere fa parte anche Francesco che, poco più che maggiorenne, lascia la Val Resia e si arruola prima nell’Arma dei Carabinieri e poi entra a far parte della prestigiosa Guardia d’onore del Presidente della Repubblica sotto la presidenza Gronchi. Dallo stesso anno Francesco Madotto è in pianta stabile nel Gruppo Sportivo dei Corazzieri eccellendo nella corsa e nel canottaggio. Stazza imponente, come ovvio che fosse, fisico atletico e braccia da vogatore ne segnano la disciplina sportiva. Nel 1961, in occasione dei festeggiamenti dei cento anni dell’Unità d’Italia, nelle acque del Pò, fa parte dell’imbarcazione che soffia, sul filo della poca luce, la vittoria finale alla quotatissima imbarcazione di Oxford. Sono anni grandiosi per l’atleta Madotto che per un intero decennio fa parte del gruppo sportivo olimpico italiano in preparazione delle Olimpiadi Roma 1960 e Messico 1968. Nel 1969 fissa gli ormeggi per approdare allo sci nordico. Anche in questa disciplina le soddisfazioni sono tante, dominando la scena fino al 1995 con ben 15 titoli italiani di categoria. A Selva di Val Gardena, meta preferita di villeggiatura del Presidente Pertini, vanno in scena ogni anno i campionati d’Arma di sci di fondo. Non c’è pista che non abbia visto affondare nella neve soffice gli sci del maresciallo Madotto. Sempre nel 1969 ritorna all’amore adolescenziale della corsa e trova lo stesso spirito di libertà nella S.S. Lazio Atletica Leggera, culla del podismo romano d’avanguardia dal 1900. Si inscrive e ne diventa atleta.

Il maresciallo Madotto, ai piedi dello “Scalone d’onore” del Palazzo del Quirinale, passa in rassegna, con maniacale perfezionismo, il posizionamento della schierante del Reggimento dei Corazzieri che in uniforme di gran gala è pronto a rendere gli onori militari all’ospite illustre atteso a Palazzo. Poco distante nel porticato che conduce alla Porta Principale c’è il militare della guardia montante. Madotto gli si para davanti e ne omaggia la bandiera del Corpo d’Appartenenza. Qualcuno distrattamente, confuso nel brusio della marzialità del momento, è ai lati dell’antistante “Cortile d’Onore” pronto all’attraversamento quando il maresciallo Madotto, con devota deferenza, ne ricorda la laica sacralità. Mai voltare le spalle al tricolore italiano che sventola sul Torrino dell’antico corpo di fabbrica gregoriano. Il vento ne disegna le pieghe accanto alle stelle e alle strisce della bandiera americana del Presidente Jimmy Carter in visita ufficiale di Stato. Le porcellane e le Sale di rappresentanza trasudano di storia e raccontano, anche a margine delle cerimonie più importanti, di aneddoti di vita di Palazzo. Il presidente Carter è amante dello jogging e trova nel maresciallo Madotto il perfetto bodyguard. Non è il semplice addetto militare alla persona ma anche il trainer che lo segue nella corsa all’interno dei giardini del Quirinale. Il mattino seguente di nuovo insieme , ma stavolta è la salita della Pagliara a fare da sfondo alle loro ripetute di velocità. Madotto corre, corre sempre, tranne quando con serafica disciplina comanda, in qualità di Maresciallo di Palazzo, la statuaria ed inscalfibile guardia montante dei Corazzieri. Sei ore in piedi con elmo e corazza dove a correre sono solo i pensieri. Una nemesi che si frantuma alle parole del Presidente Pertini, nel giorno antecedente la finale dei Mondiali del 1982. Il maresciallo Madotto è di servizio e coglie nelle espressioni del Presidente Pertini il misto di preoccupazione e di adrenalina che precede i grandi eventi. E’ un susseguirsi di alterne sensazioni sull’imminente destino, quando il più spontaneo degli “beato Lei” del maresciallo Madotto fuga le ultime esitazioni per la trasferta madrilena. Pertini non ci pensa due volte, è un istintivo di natura, e invita per l’indomani mattina il corazziere Madotto a bordo dell’areo presidenziale con rotta su Madrid e sulla vittoria. La foto lo ritrae nel suo impeccabile tranche dietro “all’italianizzato” re di Spagna Juan Carlos che, con occhio di favore, celebra la spontanea esultanza del Presidente Pertini e le più sopite e composte emozioni del militare Madotto. Sul volo di ritorno, nell’euforia generale, siede accanto al capitano Zoff, a cui è legato da un doppio filo, l’appartenenza geografica da friulani doc, e l’altro ancora impalpabile che si materializzerà solo all’alba delle notti magiche del 1990 quando anche il SuperDino nazionale entrerà a far parte della grande famiglia della S.S. Lazio.

Ci sono date il cui significato simbolico oltrepassa ogni ragionevole spiegazione. È il 2 Giugno del 2004, la festa della Repubblica, e per il Luogotenente Madotto è anche il giorno del suo sessantacinquesimo compleanno e dell’inevitabile congedo dopo 46 anni di onorato servizio.  Non può esserci commiato migliore per chi ha speso gran parte della sua vita a difesa della più alta istituzione della Repubblica. Otto presidenti e la nomina del ’93 ad “Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana” sono il suo vanto. Dopo l’autentico fiume di persone che hanno visitato nell’unico giorno possibile i Giardini del Quirinale, si stanno esaurendo gli echi della “Festa del 2 Giugno” e il rituale capannello del Reparto Sicurezza dei Corazzieri, in mesto ricordo, fa calare il sipario sull’ennesima celebrazione della Repubblica e sulla carriera più longeva di uno dei suoi più fidati servitori.

Messa a dimora l’attività lavorativa, Madotto corre ancora più forte e nel 2004 vince la maratona di New York nella categoria over 65, preludio alla superba prestazione alla maratona di Londra dell’anno seguente che lo vede nuovamente primeggiare con un tempo ancora migliore. Madotto è nella storia, un’autentica leggenda dell’Atletica leggera. Con la casacca biancoceleste della Lazio vince ogni tipo di competizione, dalla maratonina di San Tarcisio nel 2007, alla mezza maratona Roma-Ostia nel febbraio 2008 con un tempo di 1h,32min,19sec nella categoria over 69. Partecipa anche a gare a squadre come la suggestiva staffetta 24x1 alle Terme di Caracalla, una “ultrarail” della durata di un giorno intero. Seppur trasferitosi nella terra natale continua a correre per la sezione Atletica leggera della S.S. Lazio vincendo il 4 Maggio 2008 la maratona di Trieste con un crono di assoluto livello nazionale che gli valgono la migliore prestazione nazionale nella categoria dei nati nel 1939. Ma le sorprese non finiscono e il 2011, in occasione delle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia, segna il suo ritorno in barca, per partecipare, come unico vogatore ancora in attività “dell’otto” italiano nella memorabile vittoria contro Oxford di mezzo secolo prima, ad una regata commemorativa. Il 6 Marzo 2016 agli Indoor Rowing Championship diventa campione del mondo di remoergometro, ripetendosi anche l’anno seguente. Nel settembre 2017 partecipa a Copenaghen ai campionati del mondo Outdoor di canattoggio con la squadra americana dell’ Occoquan formata da otto vogatori di otto nazionalità diverse...

E ovviamente tra una gara e l’altra Madotto corre ancora e con andatura cadenzata e passi brevi raggiunge Francesco sui pendii del Monte Canin dove la vita è tutta un sogno da realizzare e dove “il coraggio diventa più forte nel pericolo”.

Luogotenente Madotto, in congedo illimitato provvisorio...

Nei secoli fedele!!

Mastrella Matteo

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Incontro di calcio Lcq1900 vs Gli Augustei

Incontro di calcio Lcq1900 vs Augustei

Il 22 giugno 2019 ha segnato il debutto ufficiale della squadra di calcio del Lazio Club Quirinale.

Nel primo giorno effettivo d’estate, con un cielo coperto e l’inevitabile cappa di afa, indomiti atleti del nostro club hanno sfidato, in una partita all’ultima goccia di sudore, gli Augustei, squadra di riferimento della Onlus “Il Caprifoglio”, composta perlopiù da ragazzi disabili. Il loro percorso terapeutico, maggiormente per chi è affetto da sindrome di down e di autismo, prevede lo sviluppo delle loro capacità relazionali anche attraverso la pratica sportiva. Gli Augustei nascono dal progetto “In Campo con Noi” e dalla germinazione dei progetti di inclusione sociale che la Onlus “Il Caprifoglio” porta avanti ormai da anni. Non poteva quindi esserci occasione migliore per il nostro debutto ufficiale. Di fronte alla possibilità di giocare questa partita dai mille significati non abbiamo esitato un istante raccogliendo il guanto di sfida dei nostri amici Augustei. La nostra squadra è stata costituita soprattutto per questi scopi e chissà se, nel prossimo futuro, non possa coltivare anche qualche velleità agonistica.

Il campo è lo “Sporting Club Augustea” in zona Centocelle e alla spicciolata tutti i giocatori prendono parte ad un sommario riscaldamento. Prima del fischio d’inizio, le foto di rito immortalano le nostre divise, ancora immacolate. Anche per loro è la prima volta e inesorabilmente l’ultima in cui appariranno così belle, prima di essere allentate dai nostri busti non ancora pronti alla prova costume. Altre foto mescolati ai nostri avversari suggellano l’amicizia tra il Lazio Club Quirinale e la Onlus il Caprifoglio.  Fa molto caldo e un plauso va al nostro club che ha scelto di sacrificare qualche ora di refrigerio al mare per partecipare con grande orgoglio a questo evento. Giovani e meno giovani, padri e i loro figli giocano con grande entusiasmo, dispensando anche qualche buona trama di gioco. A dire il vero si gioca una partita nella partita. Sono molte le emozioni e i momenti di divertimento che la interrompono nel suo canonico sviluppo. Poco importa, oggi l’agonismo non ha varcato neanche il cancello. Lo scopo è divertirci con i nostri amici che con la loro proverbiale e genuina schiettezza ci apostrofano, in modo bonario, come “vecchi”. Un modo diretto e disarmante che non lascia però spazio alle interpretazioni frenetiche e distorte della vita quotidiana, generatrici di vendette e rancori. Solo il sorriso è ben accetto.

I nostri avversari vanno in gol a raffica, cerchiamo di replicare e mantenere la partita in parità, quando Ettore, il loro centrattacco, reclama un rigore, quantomeno dubbio alla prova del Var. Va sul dischetto e intima al nostro portiere la parte opposta a quella di tiro. Inutile dire che la palla va in gol e Ettore e tutti gli Ettore di oggi vengono sommersi dagli abbracci dei compagni e degli avversari.  Un’ altra sospetta azione d’attacco dei nostri avversari, viziata da un più che evidente fallo per carica al portiere, genera una mischia furibonda all’interno della nostra area di rigore che non riusciamo a risolvere. Alcuni di noi, nel tentativo di un goffo rinvio della palla, cadono a terra meritando pienamente l’appellativo di “vecchi” affibbiatoci prima. La palla danza ancora sospetta sulla linea di porta quando Simone, altro cecchino infallibile degli Augustei, sigla la marcatura che fa prendere il largo ai nostri avversari. L’inerzia della partita ormai è definitivamente segnata a nostro svantaggio. Ettore segna ancora e poi doppietta di Francesco e ancora Diego, Federico e, fino a perdere il conto, tutti gli altri Augustei che non cito per brevità e amor proprio di squadra. Al triplice fischio finale ci ritroviamo al centro del campo su idea di uno straripante Ettore che invita tutti noi, abbracciati a maglie alternate, ad un minuto di silenzio in memoria del suo idolo Davide Astori, indimenticato capitano della Fiorentina morto prematuramente nel pieno della sua attività agonistica. Ognuno di noi ha avuto modo di pensare al “suo Davide Astori” volato in cielo e a quanto sarebbe stato orgoglioso nel vederci impegnati in questa partita di beneficenza. Con il cuore in tumulto sciogliamo le nostre emozioni al fischio che decreta il rompete le righe.

Al termine della partita, a margine di un rigenerante aperitivo, la piccola cerimonia finale ha visto la consegna ai nostri amici Augustei delle medaglie commemorative dell’evento. Non sarà stata la passarella di premiazione della finale di Champions League ma è stato ugualmente emozionante vedere l’orgoglio dei nostri amici nel portare al collo le decorazioni con cui sono stati fregiati. Non c’erano né la fanfara né i fuochi pirotecnici, la sola musica proveniva dal nostro battito di mani e dalle rituali voci fuori dal coro che rompono il silenzio.

Il risultato finale della partita è ininfluente, hanno vinto come sempre l’amicizia e l’inclusione e la solidarietà ha prevalso sull’agonismo.

Un ringraziamento va a tutti coloro che hanno partecipato, sia ai giocatori sia a coloro che hanno presenziato sugli spalti. Un grazie particolare a Gabriele che a bordo campo ha ripreso tutto come nelle più importanti cerimonie a Palazzo, permettendo anche a chi non c’era di rivivere una giornata memorabile.

Viva gli Augustei e viva il Lazio Club Quirinale!!!

Matteo Mastrella

IL LAZIO CLUB QUIRINALE A CITTACELESTETV

IL LAZIO CLUB QUIRINALE A CITTACELESTETV

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Il Lazio Club Quirinale 1900, giovedì 24 Gennaio 2019, ha partecipato alla trasmissione televisiva Io Tifo Lazio in onda sul canale CittacelesteTv del digitale terrestre. Una delegazione del club ha raccontato e descritto la nostra realtà associativa.

Matteo Mastrella

ROMA 08/05/2018 SS LAZIO e LCQ1900 ANCORA INSIEME

Roma 08/05/2018 SS Lazio e Lcq1900 ancora insieme

“Finalmente anche quest’anno è giunta l’ora del consueto appuntamento del Lazio Club Quirinale nella splendida cornice della casa dell’Aviatore, momento tanto atteso dai soci dopo il rinvio dell’evento dovuto alla scomparsa del giovanissimo campione Davide Astori, un lutto che aveva scosso tutto il mondo del calcio.

Serata unica, movimentata dal cabarettista laziale Marco Tana, che ci ha accompagnati durante tutta la cena con le sue barzellette e dal cantautore Toni Malco, autore dell’inno laziale, che non ci ha negato qualche minuto di euforia “da stadio”. Tra i pilastri della nostra amata squadra erano presenti Mr Manzini, Mr Farris, Juan Barnabè con la sua Olimpia e Laura Zaccheo, che hanno dimostrato grande disponibilità nei confronti del nostro Club. L’ospite d’onore quest’anno é stato il numero 10 Felipe Anderson, che si è prestato ad essere fotografato con ogni singolo socio, regalandoci una straordinaria sorpresa: una sua maglia autografata, vinta dal fortunato aquilotto sorteggiato. A completare la serata l’inaspettato arrivo del Presidente Lotito, che nel suo discorso ha incoraggiato tutti i tifosi presenti a sostenere la Lazio, nonostante l’avversione che spesso ci viene dimostrata. Serata ricca di presenze importanti, di momenti ludici ed anche un po’ di riflessione, con una scaletta ben scandita dalle capacità organizzative del Presidente Bracci e del Vice Poggi, instancabili ed appassionati, più di sempre.“

Arianna Tirico

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ROMA 9/5/2018: LA SS LAZIO FA VISITA AL LAZIO CLUB QUIRINALE

Il salone di ricevimento della “Casa dell’Aviatore” è colma all’inverosimile. La sala a stento riesce a contenere le 250 persone convenute all’ormai consueto appuntamento tra la S.S. Lazio e il “Lazio Club Quirinale” e ancor più difficilmente può arginare la passione e l’entusiasmo per una stagione calcistica fin qui esaltante. Il brusio di fondo prende corpo dallo scambio di opinioni tra “vecchi” colleghi, non solo sulla squadra biancoceleste ma anche sulle sorti del nuovo governo che stenta a nascere. I ricordi di precedenti crisi istituzionali sono ancora vivi in molti di noi e l’enfasi con cui i colleghi più anziani li raccontano creano quel naturale rapporto simbiotico con le sorti del “Palazzo”. Che si parli di politica o di sport la memoria e la passione sono l’archetipo descrittivo dello stesso rapporto intenso che abbiamo noi tutti con la nostra squadra del cuore.

Felipe Anderson, ospite illustre della serata, sale le scale che conducono al convivio con la stessa leggerezza con cui un altro numero DIECI del “Peixe” invitò la platea mondiale al banchetto del calcio sopraffine degli anni ’60 e ‘70. Stessa maglia, la inarrivabile “camisa branca” numero 10 del Santos. Un’altra “Perla nera”, non certo per la cromia somatica, ma perché è della Lazio e quindi unica come Pelè. Essere della Lazio è altro, è “de più di una squadra di calcio”….. Felipe Anderson guarda sbigottito tutti noi e i tanti bambini presenti che, in un vociare statico, acclamano il loro idolo. In un gesto di consumata autenticità Felipe Anderson saluta gli astanti con uno strascicato For(z)sa Lazio alla portoghese. Poco importa della dizione, della rigida formalità dell’Arma dell’Aeronautica che gentilmente ci ospita, in fondo anche qui, alla “Casa dell’Aviatore”, è sempre l’aquila che comanda e a noi che siamo i suoi figli prediletti è concessa qualche divagazione dal tema. Chissà cosa pensa Francesco Baratta, il principale asso nella storia dell’aviazione italiana, che, da un quadro dietro al palco, fissa e scruta il già a noi noto Marco Tana esibirsi nelle sue esilaranti ed irreverenti battute e Toni Malco che proprio sullo stesso palco esegue il suo repertorio di Lazio e sentimento. E non può non essere benevolo con chi ha fatto volare il suo stesso spirito di libertà e dato forza, nel sigillo dell’amore per i colori del cielo, all’utopia “da-vinciana” di librare in aria l’uomo nella leggerezza dei suoi sogni. Ci piace pensare che Francesco Baracca, avanguardia militare italiana nel primo conflitto bellico, se fosse vissuto oggi avrebbe condiviso la rivendicazione dello scudetto negato del 1915 perché lui, come altri fratelli d’armi, atleti della Polisportiva Lazio, perirono tragicamente sul fronte austroungarico. Ne avrebbe onorato la memoria ed ora, ad un secolo di distanza, in un gesto di serena pacificazione incensa anche lui Felipe Anderson che dal palco premia il fortunato socio del nostro club che si aggiudica la sua maglia autografata. Il 13 Agosto del 2017 in una Roma torrida e strangolata dall’afa c’era anche Felipe, Felipao vista la temperatura, a spingere il giovane aquilotto Murgia a segnare la rete del successo in Supercoppa Italiana contro la corazzata Juventus. Il racconto audio del goal riecheggia in sala e fa vibrare il metallo della coppa che la S.S. Lazio, attraverso la dirigenza rappresentata dalla sig.ra Laura Zaccheo, dall’onnipresente Maurizio Manzini e dalla coscienza critica di mister Farris, ha voluto esibirci a fianco dell’aquila Olimpia e del suo padre putativo Juan Bernabè, impagabile come sempre. Al momento del brindisi Felipe Anderson si congeda con una finta dinoccolata sulla destra, come il “cachaceiro” Garrincha quando venerdì 20 febbraio 1970 veste per la sua seconda ed ultima volta la nostra maglia, la più bella del mondo. La sua storia, di poliomielite e alcolismo mista alla fulgida classe di uno dei calciatori più forti di tutti i tempi, tanto da essere consacrato nel suo epitaffio come la “Gioia del popolo” brasiliano, è quella di ascese vertiginose e cadute repentine come la parabola a fortune alterne della nostra Lazio. Il tempo scorre inevitabile e quando la serata sembra volgere al termine, in piena zona cesarini, il Presidente Lotito fa ingresso in sala. Dopo un’interminabile giornata di lavoro prende, come da sua consuetudine, in mano la scena ed il microfono. Ci annuncia ciò che già era trapelato nei giorni scorsi dagli organi di stampa dell’etere romano, dando l’ufficialità dell’apertura imminente di un nuovo negozio “Lazio Style” al centro di Roma. Sarà, afferma con tono perentorio, un nuovo punto d’incontro, la catarsi dove fondere il cuore della città con l’anima della nostra lazialità. Lotito in una risoluta analisi delle avversità, a volte artatamente generate dall’ambiente esterno, invita all’unità di tutte le componenti del mondo Lazio per raggiungere un sacrosanto piazzamento in Champions League, sul campo ampiamente meritato. Lotito, a poche ore dal suo compleanno, si congeda con un ultimo brindisi da un popolo che vigilerà sulle ultime due giornate di campionato, perché i laziali, nella loro storia, si sono sempre presi quello che meritavano e lo faranno anche questa volta. C’è da starne certi!

Avanti Lazio! Avanti Laziali!

Matteo Mastrella