fiorini
PREMIO LAZIO CLUB QUIRINALE EDIZIONE 2017: GIULIANO FIORINI
EVENTO DI SABATO 6 MAGGIO 2017
ANTIPASTO
“Scusate, ma io del derby… ancora vi voglio parlare… quando la Roma fu travolta dalle onde… del biancoceleste mare!”. Era tempo! Avevamo la sgradevole sensazione, durante gli incontri formali e no, ma soprattutto nello svolgimento degli “Eventi”, che qualcosa disturbasse il fluire degli accadimenti; che lo spirito di iniziativa dei Soci più intraprendenti – sebbene si realizzasse in splendidi momenti di condivisione solidale e rafforzamento della nostra lazialità – ci avesse ugualmente lasciati indietro di un passo importante.
Il 26 maggio 2013, sommità della storia sportiva della Lazio, si era allontanato; poco era importato a noi laziali che, nel frattempo, la squadra avesse disputato un’altra Finale di Coppa Italia e – stavolta a Shangai anziché a Pechino – un’altra Supercoppa Italiana, mentre i cugini erano rimasti a bocca asciutta. Contro di noi, però, il bilancio dei giallorossi si stava pesantemente arricchendo (cinque vittorie e due pareggi). Davvero un brutto rospo in gola!
Ma le nostre due belle vittorie del 1° marzo e del 30 aprile (intervallate dall’ininfluente sconfitta del 4 aprile) ci hanno finalmente ridato il sorriso! Il vento ha spazzato via quelle grevi nuvole giallorosse!
E’ tornato il sapore, il profumo di Lazio ci inebria quando ci riuniamo, negli incontri, negli Eventi, allo stadio!
SABATO 6 MAGGIO
L’Evento odierno si è celebrato nella location romana “Scuderie San Carlo”. Non è stato il pranzo di arrivederci alla prossima stagione, dal momento che dobbiamo giocare due Finali, e sognare non è vietato. Hanno partecipato all’evento i Soci del Lazio Club di Milano (presieduto dal romano Claudio SCIPIONI) e, soprattutto, la madre e le figliole dell’indimenticato Giuliano FIORINI.
Il Lazio Club di Milano – invitato grazie all’intraprendenza del Consigliere Mario MICHELINI – fu fondato negli Anni 60 da Alberto COSTA, allora giovane studente, oggi giornalista del Corriere della Sera. “Sempre in trasferta”, recita il detto sotto l’intestazione del Club, nel cui sito è riportato che i Soci sono molto innamorati della Lazio, nonostante la lontananza geografica e, per molti di loro anche anagrafica, da Roma.
La partecipazione del Lazio Club Milano è stata anche per questo una piacevole sorpresa: è già difficile professare la propria fede calcistica in un ambiente distante da quello della squadra del cuore; figurarsi cosa significa tifare per una squadra che poche volte, rispetto ad altre squadre, è ascesa alle vette del panorama calcistico italiano. Se questo non è amore, quale altra parola potrebbe definirlo?
Giuliano FIORINI. Una lunga malattia lo ha privato all’affetto dei suoi cari a soli quarantasette anni, nel 2005. Ma quante battaglie ha dovuto combattere, e quante ne ha vinte, a prezzo di inani sacrifici!
LAZIO-VICENZA. Era il 21 giugno del 1987, primo giorno d’estate, ma nei cuori laziali turbinava l’inverno. Se non avessimo vinto quella partita, saremmo precipitati nel baratro della Serie C1! Nello Stadio Olimpico non ci sarebbe stato posto nemmeno per un moscerino!
Cominciammo all’attacco, ma il pallone non voleva entrare. Contribuì parecchio all’acre nostra sofferenza il giovane portiere vicentino DAL BIANCO, che parò pure l’anima de… I biancorossi subirono anche l’espulsione di MONTANI, ma non cedettero… Finché, a otto minuti dalla sciagura, furono la lesta torsione e il subitaneo destro di Giuliano a scaraventare in rete un pallone divenuto plumbeo. L’urlo della nostra gente lacerò il muro del suono!
Giuliano FIORINI fu la nostra scialuppa di salvataggio, il martello pneumatico che sgretolò l’ultimo muro (di cemento) fra la speranza e la rovina, lasciatoci in eredità dalla partenza ad handicap (MENO NOVE!).
Il salone delle “Scuderie San Carlo”, inoltre, era stato “apparecchiato” con i gagliardetti che ricordavano le vittorie di Coppa Italia contro Milan, Inter e – soprattutto! – Roma, e con maglie storiche indossate da calciatori che in un recente passato militarono nella Lazio. La ricerca, e la conservazione di queste maglie sono il risultato del paziente lavoro di Agostino – titolare del sito “Maglie Lazio.it” (IL MUSEO) lavoro che lo stesso Agostino ha spiegato agli intervenuti allorché è stato presentato dal Vice Presidente del Club, Gianluca POGGI.
Sopraggiunti tutti gli invitati, il Presidente del Club Raffaele BRACCI e il Vice Presidente del Club Gianluca POGGI – scambiandosi perfettamente ruoli e tempi di intervento nella presentazione, come se fossero stati KEITA e IMMOBILE sul prato dell’Olimpico – hanno aperto l’Evento, illustrando le finalità del nostro Club e i punti centrali dell’evento stesso. E’ intervenuto il Dottor Flavio SALVADORI – Vice Segretario Generale Amministrativo S.G.P.R. – che ha sottolineato come il Club non sia solo espressione di aggregazione sportiva, ma anche espressione di lodevoli iniziative di solidarietà, una delle quali tra l’altro – come vedremo – era collegata alla Lotteria.
Sono stati invitati a parlare i rappresentanti del Lazio Club Milano. Il Socio Sergio BERNARDINI, illustrando le attività del Club stesso, ha anche raccontato, tra l’altro, di aver presieduto un Club nella capitale dello stato africano della Liberia! Retoricamente, si avrebbe l’istinto di esclamare: ”Lazio senza frontiere!”, anche considerando la presenza di Lazio Club a New York e a Bruxelles. Ma siamo perfettamente in linea con gli intendimenti dei Padri Fondatori della Lazio, che scelsero per i nostri colori la bandiera della Grecia, nazione archetipo dello sport che affratella i popoli. Subito dopo l’intervento di Sergio BERNARDINI, il Lazio Club Milano è stato premiato.
Il secondo premiato è stato Marco BINDI, Tesoriere del Lazio Club Quirinale 1900, per “l’affetto e la generosità sempre dimostrati”, recita la “motivazione” incisa sulla Targa. Un po’ in rima e un po’ in prosa, Marco ha affermato che i veri meriti sono del nostro Club, sempre tempestivamente sensibile ai disagi dei meno fortunati; successivamente, ha rivolto un saluto al Lazio Club Milano che, “come da Laziale tradizione, ha gemellato il Duomo col Cupolone”, e ha declamato un ricordo per Giuliano FIORINI, “piccolo grande uomo, perché c’è poco da scrìve, è anche grazie a lui se oggi la Lazio vive”.
Quando la madre e le figliole di Giuliano FIORINI sono state chiamate alla premiazione, il sentimento commotivo che già permeava l’Evento ha raggiunto il culmine. Non solo le tre donne, ma molti di noi non sempre sono riusciti a trattenere le lacrime.
Le sue care, e non solo per le somiglianze fisiche, hanno ritratto Giuliano nella sua semplicità e nella sua generosità. Soltanto lui, però, poteva rappresentare le sue intemperanze (era un accanito fumatore…) e, forse, qualche piccolo atto di indisciplina, soprattutto verso i tecnici, ma mai aveva inveito contro nessun compagno di squadra.
Giuliano FIORINI è della Lazio, e la Lazio è di Giuliano FIORINI!
La torta che ha chiuso il pranzo è una vivida testimonianza di questa reciproca appartenenza. “Eternamente grati”, recita il popolo biancoceleste attorno al Piccolo Grande Uomo.
Concluso il pranzo, il Presidente e il Vice Presidente del Club hanno chiamato i due Rappresentanti dell’Associazione “Il Caprifoglionlus”, con i quali il Club ha collaborato al sostegno del “Progetto Miriam”, destinatario di parte dei proventi della Lotteria. I Rappresentanti dell’Associazione, dopo aver rivolto un ringraziamento particolare al nostro Socio Cesare CAMILLI – che ha stabilito i contatti fra Associazione stessa e Lazio Club – hanno informato che nella prossima settimana si recheranno in Africa a sovrintendere la messa in opera di un intervento di solidarietà.
L’evento ha avuto termine con l’estrazione dei biglietti della Lotteria, cui hanno proceduto i Soci Socrate LENZA, Eleonora POGGI e Matteo MASTRELLA (da poco diventato babbo della piccola Sveva). L’elenco dei biglietti quelli vincenti sarà presto consultabile sul Sito del nostro Club.
Da rammentare, inoltre, la consueta gestione tecnica degli apparati audio-video – in particolare i microfoni per le interviste, e l’impianto per l’esecuzione dei brani musicali riferenti alla Lazio – eseguita solertemente dal Socio Gabriele Spaziani, coadiuvato nell’occasione dal Socio e collega Sandro DELL’ERBA.
E, con sentimento di gioia frammisto alla commozione, che ha pervaso tutti noi partecipanti all’Evento, chiudo il mio semplice scritto con il nostro consueto saluto:
F O R Z A L A Z I O!
Marco Bindi
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GIULIANO FIORINI, ANCHE TU NEL PARADISO DEGLI EROI
E’ il 21 giugno 1987, il primo giorno d’estate, quando un’anziana Signora di 87 anni si sporge in modo innaturale dal pontile che separa la terra ferma dalle onde di risacca del mare. E’ da una settimana che vive sull’orlo del precipizio, quando Pisa ha piegato le sue resistenze. Dal giro più alto della torre ha visto per tre volte la morte in faccia. Ha cercato salvezza nell’antica “Città Marinara” ma ha visto cosparse di sale irritante le sue ferite ancora sanguinanti. Un’agonia che si trascina ormai da un anno quando la Corte di Giustizia Federale la condannò con nove colpi mortali. Nove coltelli piantati nella schiena, tolti uno ad uno solo dopo otto interventi.
Le onde si rifrangono sugli scogli e su quella costruzione posticcia da dove l’anziana Signora fissa il mare. La schiuma bianca delle onde monta e poi scompare nella battigia dove rimangono le conchiglie, i ciottoli di forma arrotondata e una folla impressionante accorsa al suo capezzale. Inerme trattiene il respiro e segue con lo sguardo ogni piccolo suo gesto sperando che non sia fatale. Assiepa il tratto di arenile circostante tentando di darle quel sostegno salvifico che, a dire il vero, non è mai mancato durante tutto l’anno. Ogni maledetta domenica persone di tutte le età le hanno tributato una visita con lo stesso amore della prima volta a Gubbio quando fu ricoverata all’indomani della sentenza di condanna del tribunale. Ora nella sua testa, come un mantra, riecheggiano le parole del dottor Eugenio che durante la compilazione della base di ricovero, con fare risoluto, le domandò se aveva la forza per rimanere nell’arduo percorso di resurrezione, intimandole, in caso contrario, di andar via per sempre. Quelle poche parole sono state la panacea che l’ha tenuta in vita e che ora, seppur in un equilibrio precario, la tengono ancora sospesa sul pontile. A quasi un anno di distanza rappresentano la via d’uscita da quel malessere fisico e mentale che ne ha fiaccato le speranze di salvezza.
Poco distante da quel tratto di spiaggia dove si sta consumando un dramma umano il cui epilogo per fortuna deve ancora essere scritto, è un brulicare continuo di automobili che percorrono le consolari che portano al mare. A Roma fa caldo già da diverse settimane ma oggi, con l’ingresso ufficiale della stagione estiva, sembra esserlo ancora di più. La gente cerca così refrigerio sul litorale romano fuggendo dall’asfissiante afa della città. I ragazzi in un vociare continuo fanno i bagni a mare mentre i bambini giocano erigendo castelli di sabbia, esposti e precari come l’anziana donna sul pontile.
Intanto in lontananza appare un veliero che, solo in mare aperto, domina le onde increspate da un vento di grecale e dalle forze oscure di un dio Nettuno con le sembianze di Dal Bianco, estremo baluardo vicentino prestato agli abissi marini. La vela bianca del vascello si fonde con il celeste del cielo illuminata dal sole alto del solstizio d’estate. Il suo movimento sinuoso sembra generato dal vibrare di un tamburo battente e da “un amore così grande” di una lirica che si libera nell’aria. Come d’incanto la folla trepidante sulla battigia bisbiglia all’unisono quelle stesse note d’amore che trovano il pertugio giusto tra le labbra serrate dalla paura. Il veliero, cullato dal corale dolce sentire, cambia ora direzione e si dirige verso il pontile. A poco a poco, i muscoli facciali della gente in attesa si distendono e quella musica appena sussurrata si trasforma nel più ammaliante canto delle sirene. Il vascello ora naviga spedito guidato dalle sue 70.000 muse. Corre veloce verso l’anziana donna il cui destino sembra legato indissolubilmente a quello della folla trepidante. Un’empatia fondata su un sentimento profondo che tocca le corde del cuore. Anche il vento ha cambiato direzione e soffia ora da ponente. Accarezza la faccia dell’anziana Signora e le scalza i capelli lunghi che le coprivano il volto. Per la prima volta appare in tutta la sua disarmante bellezza, un fascino etereo che resiste all’incedere del tempo. Le labbra si inarcano leggermente in un concentrato di fatalismo e dignità e offrono un sorriso appena accennato a chi ormai empaticamente è divenuta la sua gente. Nel seguente gioco di sguardi c’è il sigillo dell’amore protettivo di Venere per il suo Adone. Alza lo sguardo verso il cielo e fissa, come l’aquila cara a Giove, il sole ancora alto senza esserne accecata. Allarga di colpo le braccia e il vento disegna sulle sue vesti biancocelesti l’impronta della vela del vascello in avvicinamento. E’ l’incastro perfetto, è il volere delle stelle. Il destino di salvezza sembra ormai scritto!!
La distanza che la separa dal veliero è ormai ridotta e basterebbe un ultimo sforzo della ciurma a bordo per portarla in salvo. Dalla riva la folla urla a gran voce i loro nomi, ora così distintamente riconoscibili. Al timone c’è Mimmo da Eboli che infonde negli altri la saggezza e lo spirito di quel Cristo che si è fermato troppo a lungo su altri lidi, dimenticando quello più caro ad Enea e a chi, come Ernesto, Mario e Massimo, romani di nascita, lo conosce fin da bambino. Antonio Elia detto “King Kong” che con muscoli e polmoni d’acciaio tiene la barra dritta dell’imbarcazione senza disperdere fiato in inutili e fuorvianti discorsi. Gli basta un cenno d’intesa per sincronizzare la pala del suo remo con quella degli altri vogatori Vincenzo, Gabriele, Giorgio e Giancarlo. A Raimondo da Messina e Angelo Adamo da San Giorgio Ionico spetta il compito di dissuadere ogni maga avventrice e difendere il veliero dagli attacchi nemici con l’aiuto degli altri mozzi di bordo Giuliano, Luca e Daniele. Paolo e Fabio rappresentano i primi avamposti e dalla prua indicano la rotta da seguire.
La distanza si è ridotta ulteriormente così come l’arco del sole disegnato nel cielo, pronto ad essere sotteso da un tramonto ormai prossimo. Nel volgere di poco tempo quella palla rossa sarà inghiottita dal mare e scomparirà forse per sempre all’orizzonte. Non c’è più tempo da perdere, l’anziana Signora è sul punto di capitolare e con lei all’unisono le 70.000 anime dannate sull’arenile. La ciurma si affanna negli ultimi spasmodici tentativi, ma la stanchezza e la lucidità, venute meno dopo così tanta fatica, prendono il sopravvento. La realtà si dissolve e degrada in un’alterazione della percezione sensoriale, dove forze arcane respingono ogni tentativo di attracco e, in un’allucinazione collettiva, fanno apparire le acque del mare tinte di biancorosso. Lo spirito di Dal Bianco aleggia ovunque e argina ogni velleità del veliero che tenta di salpare. Tra otto minuti il sole tramonterà e con esso la speranza di salvare la vita all’anziana donna. Manca ormai pochissimo quando Vincenzo passa la corda a Gabriele da Brescia che dal lato destro tenta un lancio della corda verso il pontile in modo sbilenco, forse un tiro della disperazione che come i precedenti va a vuoto. Ma proprio in quel momento un lampo improvviso segna il profetico vaticinio delle stelle, scegliendo Giuliano, così caro agli dei, per compiere il volere del cielo. La corda lanciata da Gabriele sembra persa inesorabilmente, sta per cadere in acqua quando Giuliano, voltato di spalle, la afferra in modo rocambolesco. Giuliano come tutti i suoi compagni è allo stremo delle forze, deve far affidamento al suo immenso cuore e al suo istinto. Si volta d’improvviso facendo scorrere la corda davanti a sé quando il dondolio del vascello aumenta d’intensità. Sta per cadere e vede la corda allontanarsi di quel tanto da sembrare inafferrabile. Ma Giuliano non è tipo da arrendersi facilmente, è un combattente per natura e chiede al suo cuore un ultimo sforzo. Fa un movimento in avanti, una spaccata e aggancia la corda al pontile nell’unico spiraglio che Dal Bianco può concedere. La folla sulla battigia guarda esterrefatta, trattiene il respiro e deglutisce nell’istante successivo. Giuliano protende le braccia in avanti quasi a toccare l’anziana Signora che aspetta solo che il destino sia compiuto. Guarda fiera uno dei suoi figli, forse uno dei prediletti, rappresentare al meglio l’amore viscerale che lega una madre alla sua discendenza naturale. In fondo è solo quello che vuole, avere la certezza che lo stesso sentimento provato per lei nutra l’amore che un padre tramanda al proprio figlio nella continuità della sua grande famiglia. Giuliano è ormai al suo cospetto e guardandola negli occhi rimane abbagliato dalla luce abbacinante che emana. L’anziana Signora è ormai virtualmente salva e con lei tutte quelle persone che hanno vissuto lo stesso dramma. Giuliano fa un cenno d’intesa e si abbandona in un tentativo di abbraccio certo di riceverlo in cambio. Ma tutto diventa effimero quando si accorge che l’anziana Signora è impalpabile, eterea. E’ volata via come un’aquila tra le stelle e forse non è mai stata sul pontile. E’ più di una semplice rappresentazione umana, è un’idea che esiste a prescindere, è la S.S. Lazio 1900…la prima squadra della capitale…
Matteo Mastrella