Il Lazio Club Quirinale accoglie ancora la Lazio
Dopo 3 anni..Olimpia torna a volare sul Quirinale!
Diceva il famoso poeta libanese Khalil Gibran che “nulla impedirà al sole di sorgere ancora, nemmeno la notte più buia. Perché oltre la nera cortina della notte c’è un’ alba che ci aspetta.” Non ci speravamo più, ricordavamo con nostalgia tutti gli eventi che il Lazio Club Quirinale ha organizzato con successo dalla sua fondazione; gli abbracci, i cori tutti insieme, gli occhi emozionati dei bambini davanti ai loro Campioni..e finalmente, il 28 febbraio, la magia è tornata a La Casa dell’Aviatore. Una splendida serata, piena di sorprese e di ospiti speciali: apre le danze il grande Guido De Angelis, che ringraziamo di cuore per aver partecipato e per aver menzionato il Club durante la sua diretta. La cena viene accompagnata dalla splendida voce di Toni Malco, cantante e grande tifoso biancoazzurro e dall’umorismo del cabarettista laziale Marco Tana. Presente anche il Direttivo della S.S. Lazio, tra cui il Presidente Lotito, il Team Manager Manzini, il Dott. Roberto Rao, Responsabile della comunicazione per la nostra amata squadra, per la cui presenza non possiamo esimerci dal ringraziare il Dott. Mario Michelini, che da anni ormai si spende per il Club senza mai risparmiarsi, curando i rapporti con la Società come nessuno meglio di lui saprebbe fare. Accoglienza esultante e clamorosa quando entra in sala una rappresentanza dei calciatori della nostra amata Lazio: Provedel, Lazzari, Casale e Anderson, ormai habitué delle nostre serate, seguiti da Juan Bernabè, falconiere e addestratore di Olimpia. Ci ha onorati della Sua presenza anche Massimo Maestrelli (solitamente un pò restio agli eventi mondani), figlio dello storico Tommaso, Maestro di calcio e di vita; “La Lazio di papà rimane nell’eternità”, queste le Sue parole. “Non sono nato laziale, ho scelto di esserlo, e come me i miei figli ed i miei nipoti”. Il Lazio Club Quirinale per ringraziarLo Lo omaggia di un libro sul Palazzo e di una statua raffigurante un’aquila, doni che verranno consegnati anche all’allenatore Sarri a Formello, non appena si presenterà l’occasione. Scorrono le portate ma le sorprese non sono ancora finite, per la gioia dei bambini (diciamolo, anche degli adulti!) viene annunciata un’estrazione a premi, il piccolo socio Damiano, nel giorno del suo compleanno, vince un pallone autografato da tutta la squadra e Paolo, uno dei tre ragazzi del 31° stormo dell’AM, una maglia ufficiale (a proposito, se li incontrate insieme allo stadio, sappiate che la vittoria è assicurata…portano fortuna!). La serata è stata piacevolissima come sempre, forse più di sempre, tanta era la voglia di festeggiare ancora la nostra passione per la Lazio. Mi hanno commosso le parole di Flavio al papà: “Grazie papà, ti voglio bene…è stata la giornata più bella della mia vita”. Sai, piccolo Flavio, la Lazio non è solo una squadra da tifare; è una mentalità, uno stile di vita. Abbracciala, esulta quando ti regalerà gioie ma amala ancora di più quando ti farà disperare e lo farà, stanne certo, ma sappi che nessuna ti emozionerà come lei e ti farà sentire parte della grande famiglia che è la S.S. Lazio. Dunque un ringraziamento speciale al Presidente Bracci, al Vice Presidente Poggi ed a tutto il Direttivo del Lazio Club Quirinale per averci regalato l’ennesima magnifica esperienza di passare una serata con la nostra seconda famiglia.
Arianna Tirico
Il Colle bianco e celeste
La pioggia viene comunemente associata alla malinconia o al senso di rinnovamento, ma per i membri del Lazio Club Quirinale fa a volte rima con Lazialità. Esattamente come nell’ultima occasione, era proprio la pioggia a vestire da sera il 28 febbraio scorso, quando è andato in scena un evento dal sapore romantico e dalle tinte bianco e celesti. Ore 19:45, ero come al solito in ritardo. Mentre mi vestivo con la stessa velocità di Lazzari che corre sulla fascia, mio padre aspettava alla porta. Lui era tutto in tiro, elegantissimo, si aggiustava qualcosa sulla giaccia. Era una spilla della Lazio che richiamava gli anni ’70, una Lazio povera, ma dall’animo ricchissimo. Papà aveva dieci anni quando s’innamorò di quella “banda Maestrelli” fatta di valori, uomini veri e di un solo grido di battaglia. Grazie ai suoi racconti, anch’io mi sono ammalato inguaribilmente di Lazio, come disse una volta Giorgio Chinaglia. Riparati sotto l’ombrello, siamo saliti in macchina parlando solo di un argomento, sembrava il solito tragitto da casa allo stadio prima delle partite. Giunti al ristorante, abbiamo subito incontrato tanti amici e familiari; sì, la mia famiglia è tutta della Lazio. Tra questi anche mia nonna, una donna tenace che vive con la Lazio nel cuore. Genitori, nonni e figli tutti uniti dai colori del cielo. Penso che non ci sia nulla di più bello in questo mondo, dove valori e amore scarseggiano sempre più. La serata prometteva già bene e come per magia del destino da Cremona è arrivata la notizia più incredibile. Tanto per fare una premessa, oggi non ci sono più le radioline come un pò d’anni fa, quando 65 mila laziali ascoltarono dentro l’Olimpico che la Lazio era campione d’Italia. Tuttavia, la scena è stata molto simile. Tutti i commensali erano con gli smartphone sintonizzati con Cremona, dove “quegli altri” sono caduti sotto i colpi della squadra allenata da Ballardini: grazie ancora una volta mister! Passano pochi istanti, tra brindisi e risate ecco che fanno il loro ingresso alcuni dei personaggi più significativi della storia biancoceleste. A rubare un pò la scena è stato Tony Malco che in soli cinque minuti ha racchiuso i suoi pezzi più noti dedicati alla nostra amata Lazio, facendo alzare tutti dalle sedie per cantare. Un momento da pelle d’oca che non dimenticherò. Impossibile non citare Guido de Angelis, il mio mentore. Più che un giornalista è un uomo che ha dedicato anima e corpo alla Lazio e che da decenni tiene compagnia a migliaia di tifosi con la sua voce alla radio. Non esiste mattina che non ascolto Guido mentre mi reco in macchina all’università. Proprio per questo studio per diventare come lui. In una serata splendida come quella, ho avuto anche l’onore di scambiare due chiacchiere amichevoli con Massimo Maestrelli. Mi ha parlato del suo amato babbo con gli occhi lucidi, fiero ed orgoglioso di lui. Gli ha trasmesso la Lazialità di padre in figlio così come è successo a me. Insomma tre personaggi fantastici. Ora però, voglio spostare i riflettori sugli attuali interpreti della S.S. Lazio presenti alla cena. Al tavolo vicino al mio sedevano niente meno che Ivan Provedel, Nicolò Casale, Manuel Lazzari e Felipe Anderson. Non parlo solo di quattro bravissimi calciatori, ma soprattutto di quattro ragazzi colmi di semplicità che si sono guadagnati l’affetto dei tifosi con il loro spirito. Al momento dell’estrazione per vincere le loro maglie autografate è stato davvero emozionante vedere molti bambini felici nel sentirsi chiamare. Simboli, sogni e speranze, questo è quello che i calciatori rappresentano. Tra tutte quelle stelle ce ne era una che di solito non ama mettersi in mostra, ma non per questo meno luminosa, una stella che rappresenta la storia della Lazio: Maurizio Manzini. L’intera esistenza di quest’uomo è stata caratterizzata dai colori biancocelesti, o forse potrei dire il contrario. Quando un tifoso della Lazio ha la presunzione di sentirsi il più tifoso ha sempre l’obbligo di ricordarsi che c’è Maurizio Manzini. Nessuno, compreso me, sarà mai alla sua altezza. Infine, tra un telefonino a chiocciola ed un altro, e forse un altro ancora, c’era il presidente Claudio Lotito, che spero stesse parlando per un viceImmobile. Battute a parte, il numero uno della società si è cimentato in uno dei suoi solenni discorsi per esaltare l’amore dei presenti nei confronti dei nostri colori e soprattutto l’egregio lavoro svolto da tutta la squadra in questa stagione finora. Di sicuro, tutti hanno notato quanto un uomo bramoso di risultati come lui abbia lavorato sodo per portare successi alla squadra e cambiare il modo di porsi. Personalmente ammiro non poco la capacità del presidente di raggiungere qualunque obiettivo egli si ponga, in maniera diretta e senza scorciatoie. Immerso del tutto in un’atmosfera meravigliosa, mi sono sentito felice come un bimbo a Natale ed è proprio per questo che intendo dire grazie al presidente del Lazio club Quirinale Raffaele Bracci, al conduttore della serata Gianluca Poggi, il cui secondo nome credo sia Amadeus, alla firma biancoceleste Matteo Mastrella ed infine a Mario Michelini che come Manzini è l’anima silenziosa e fondamentale del club. Grazie anche ai partecipanti che hanno espresso in tutto e per tutto il nostro stile largamente invidiato. Come dico sempre io: “laziali bella gente”. Dopo la torta, la serata era ormai giunta al termine. Fuori era notte e batteva ancora forte la pioggia, ma per me era come se ci fosse stato il sole. Una volta nel mio letto ho rivisto per almeno un’ora tutte le foto e i selfie che avevo scattato e mi sono addormento pensando a “quant’è bello esse laziali”.
Edoardo Innocenzi
Pensiero della buonanotte
Vado a dare il bacio della buonanotte a Flavio …
Ha gli occhi chiusi, ma sorride …
“Grazie papà, è stata la serata più bella della mia vita”
grazie Gianluca, grazie!
Ezio Di Stefano
Il Maestro e il Comandante
Genesio accapanna le persiane della finestra vicino al bancone quando il vetro del frigo bar già trasuda la condensa della spuma e della menta Fabbri messe a raffreddare dalla mattina. Il ventilatore smuove la poca aria che circola all’interno del bar quando si scorge oltre la variopinta tendina di plastica affusolata della porta che dà sul retro il tavolo tondo d’alluminio dove Tommaso e i suoi amici giocano a carte. Alle 2 del pomeriggio il sole ha già virato da un pò verso le colline fiorentine e le mura rossicce del bar centrale sulla piazza principale di San Miniato, battute dalla luce della mattina, sono ora la naturale contrafforte ai raggi solari. L’ombra si estende per tutto l’isolato e offre il riparo agli avvezzi frequentatori del bar nella torrida estate del ‘74. La leggera brezza che spira dal basso della valle si infila tra le bianche canottiere a righe e le camicie a maniche corte totalmente sbottonate.
“Metti il carico che tengo la briscola” è l’esclamazione di Bob mentre esorta Tommaso.
“Metti! metti il carico che te lo fò vedere io” risponde Cosimo, “e che tu credi che vieni da Roma per insegnà a noi come si gioca a briscola”, “none none ‘un se pole vince contro di noi”.
Tommaso ormai conosce l’irriverenza pervasiva del suo amico d’infanzia Cosimo e e da fine analista della psicologia altrui non si fa intimorire. Ammaliato dall’attacco totale all’olandese, mutuato dalla sua Lazio, fresca campione d’Italia, rifà il verso a Cosimo:
“Cosimo a te ‘un te credo, e te briscola non ce l’hai” e cala l’asso di bastoni.
Cosimo ovviamente va liscio e Bob, da fidato secondo e dopo un cenno d’intesa con Tommaso decide di giocare all’attacco anche lui e invece della briscola mette altri punti. A quel punto Lorenzo, rivolto verso il compagno Cosimo, sbotta in un fragoroso
“Maremma bucaiola! quante volte t’ho detto di non fare il bischero”, impreca e poi riprende “e ora che fò!? Gli devo da’ anche du punti in fallo”.
A quel punto Tommaso infierisce su Cosimo “e così siamo tre a tre”. Manca un solo punto per decretare chi vincerà la partita. “Dai le carte, su! e sbrigati pure che tra un pò inizia la gara”.
La tv del bar, sintonizzata già da un pezzo su Rai2, immortala immagini in bianco nero del Mortirolo e dello Zoncolan. Oggi il giro d’Italia fa tappa in montagna con tutti i più forti scalatori ai nastri di partenza. Dalla strada principale del paese, pressochè deserta a quell’ora e stordita dal sole, una sciame di bambini in sella alle loro bici investe la già chiassosa presenza del bar. Ci sono Massimo e Maurizio, figli di Tommaso, gemelli anche sulle loro due Atala appena comprate. E poi c’è l’altro Maurizio, quello più grande della comitiva, con la sua Bianchi da corsa che papà Amerigo tira sempre a lucido.
Cosimo dà le carte per la quarta e decisiva partita con il 3 di briscola a tavola. “chi è questo cittino?” esclama Tommaso riferendosi a Maurizio. E prima ancora che gli altri avventori del bar rispondano, è lo stesso Maurizio a prendere la parola:
“So’ Maurizio, mi babbo è Amerigo dell’Italsider”.
“Che caratterino che tu c’hai” riprende Tommaso, “e che tu voi fà da grande?”
“il ciclista ‘ome babbo! Oppure l’allenatore di pallone!” risponde deciso Maurizio.
Tommaso ride di gusto “dà retta al Maestro, lascialo perde il pallone, entra in banca che s’è meglio!”
“Tommaso, Tommaso” urla scocciato Genesio da dentro al bar. “c’è uno che te vole al telefono!”.
Tommaso con tono intriso della tipica boriosità romana risponde: “Genesio te l’ho detto, sò campione d’Italia, ‘un ce sò pè nessuno”.
“Dice che l’è urgente” riprende Genesio.
“mmmh! e tu digli che ‘on ci sò …. e poi ormai sto alla penultima mano! e poi dopo c’è pure la cima Coppi che m’aspetta!” fa ancora Tommaso
“dice che chiama dall’America” con insistenza Genesio.
A quel punto Tommaso capisce, mette entrambe la mani sui braccioli della sedia arancione e si volta verso l’interno del bar a cercar parola. Genesio da bravo barista pronto ad esaudire ogni tipo di richiesta dei suoi clienti, asseta Tommaso, ormai sospeso nel limbo, “Dice che l’è Giorgio”.
Attimi di silenzio, Tommaso, tradendo la sua risolutezza dell’attimo prima, si alza e corre verso la cornetta grigia che penzola dal telefono a parete. La testa è in tumulto e prima di varcare la porta sul retro del bar si gira ed intima “Maurizio, finiscila tu la partita, prendi il mio posto!”.
Maurizio, catapultato di colpo nel mondo dei grandi, non tradisce l’imbarazzo e si siede quando il conteggio prima dell’ultima mano segna 51 punti con il 3 di briscola a tavola. Cosimo carica, Bob, senza far trasparire l’inconsistenza delle sue carte e non potendo far altro gioca 2 punti con sicurezza, anche Lorenzo carica e Maurizio, ultimo di mano, con freddezza calcolata va liscio. E non appena prende da terra il 3, beffardamente afferma “Vittoria! 4 a 3, anzi 4-3-3”.
Matteo Mastrella
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