Il centenario della S.S. Lazio come Ente Morale
Centenario della Lazio eretta ad Ente Morale il 2 giugno 1921
È festa! Finalmente! È la settantacinquesima festa della Repubblica, una festa che in piena pandemia sa di rinascita e ha il sapore antico del suo primo anniversario. Il groppo in gola, la disperazione e le privazioni di una guerra mondiale svaniscono in quel bagno trionfale di persone festanti, uscite finalmente di casa stringendo il tricolore tra le mani. Donne con le gonne lunghe fin sotto al ginocchio corrono incontro ai loro mariti e, saltando quel poco per cingerne il collo, schiudono le labbra per la fuoriuscita di urla festanti e sorrisi. Sono loro le protagoniste assolute della nuova Repubblica. Per la prima volta nella storia è stato riconosciuto loro il diritto di voto. Nasce la Repubblica gentile, intrisa della sua matrice femminile, giovane ed eterea nella sua bellezza.
Trent’anni prima c’è un’altra guerra mondiale ancora più drammatica della Seconda. Una guerra lunga e snervante che getta in trincea la migliore gioventù dell’epoca. Mariti e padri muoiono in battaglia, di molti di essi si perdono le tracce e cadono nell’oblio di un numero sterminato ed indefinito di morti che cancella ogni singola identità. Mogli e madri aspettano invano. Loro malgrado devono sostituirsi ai mariti al timone della famiglia come nel mondo del lavoro. L’intero sistema sociale è in frantumi e per porvi rimedio viene fondato a livello nazionale l’istituto degli “Asili nido” con l’intento di accogliere non solo i figli dei richiamati al fronte ma anche gli orfani di guerra e i bambini delle famiglie indigenti. A tale scopo a Roma si costituisce il “Comitato di mobilitazione civile” per raccordare tutte le iniziative rivolte allo sviluppo delle case materne a cui aderiscono entusiaste le giovani donne di tutti i ceti sociali. La Società Podistica Lazio, forte della sua Sezione femminile, aderisce ferventemente a tale progetto come unica società sportiva capitolina, destinando una parte della sua sede sociale in Via Veneto alla realizzazione dell’“Asilo Lazio”. L’istituto, inaugurato il 28 giugno del 1915, accoglie i figli della nutrita truppa di atleti biancocelesti richiamati al fronte e i bambini dei quartieri Ludovisi e Pinciano. L’encomiabile servizio di assistenza civile alla popolazione prestato dalla Società Podistica Lazio non passa inosservato e la Regina Elena, a nome della Corona, elargisce un’oblazione a sostegno della nobile causa. La longeva presidenza dell’illuminato Cav. F. Ballerini, nei primi 25 anni del sodalizio biancoceleste, si distingue sin dai primi del ‘900 per le mirabili iniziative in ambito sportivo e sociale. Sotto di lui la Lazio è un caleidoscopio di sport e cultura che eleverà tutte le sue sezioni sportive, dalla ginnastica al calcio, al podismo d’avanguardia, al nuoto, in una dimensione decourbertiana dello sport per lo sport, in cui l’esercizio ginnico corrobora indissolubilmente l’educazione della mente e l’esaltazione valoriale di cui lo sport è portatore. La Lazio, più di ogni altra realtà atletica romana, è sinonimo di sport. Non c’è disciplina in cui non si cimenti o di cui perfino ne abbia introdotto per la prima volta la pratica come la pallanuoto, il calcio, il rugby. Parallelamente la sede di Via Veneto è un intreccio di iniziative culturali, conferenze ed incontri, una vera e propria école di letteratura e arte filodrammatica che porterà il premio nobel Grazia Deledda a diventarne un’assidua frequentatrice. La Lazio di Ballerini trascende il mero fatto sportivo. E’ radicata profondamente nel tessuto sociale e culturale e contribuisce giorno dopo giorno, gara dopo gara, al suo sviluppo. Nel 1915 di fronte all’avanzata della guerra e alle privazioni che da essa discendono trasforma il suo campo da gioco della Rondinella nel quartiere Flaminio in un orto di guerra contribuendo a sfamare la popolazione ormai allo stremo. Atleti di ogni disciplina e molti dei suoi dirigenti, forgiati nei valori dalla sezione dell’Istruzione Premilitare, anch’essa promanata dalla lungimiranza del presidente Ballerini, vanno a comporre il contingente italiano e con sorte avversa non faranno mai ritorno a casa. Tra le società sportive, la Lazio paga uno dei tributi più alti in termini di vite umane interrompendo per dover di patria la sua attività sportiva e lasciando incompiuta in ambito calcistico la conquista dello “scudetto negato” del 1915, all’indomani della mobilitazione generale del 23 maggio 1915. Alla fine delle ostilità belliche vengono riconosciute ai soldati biancocelesti, con regio decreto del re Vittorio Emanuele III, 22 Medaglie d’Argento, 35 Medaglie di Bronzo, 14 Croci di Guerra al valor militare, dando la misura del sacrificio e dello spirito di servizio della Società Podistica Lazio. Nell’alveo delle competenze del Ministero della Pubbica Istruzione e su proposta del suo Ministro Benedetto Croce, il 2 giugno 1921, la Lazio è eretta in Ente Morale ad imperatura memoria con Decreto Regio n. 907 a firma del Re d’Italia Vittorio Emanuele III. Le motivazioni accluse al provvedimento recitano il fine di pubblica utilità perseguito dall’istante.
Oggi, 2 giugno 2021, è festa doppia!! Si festeggia la Repubbica Italiana nel suo settatacinquesimo anniversario e il centenario dell’elevazione ad Ente Morale della Società Sportiva Lazio. Piace ricordare e sottolineare come il patrimonio sportivo, solidaristico, etico, culturale, storico abbia costituito il fondamento degli atti e dei fatti giuridicamente rilevanti per l’adozione del decreto regio, ancora oggi considerato in ambito dottrinario un unicum di difficile riproducibilità e di cui solo la Lazio può fregiarsi. È ancora più stupefacente che ancor prima della conquista dell’universalità del suffragio venne riconosciuto all’interno del sodalizio biancoceleste un ruolo premimente all’universo femminile, con la costituzione di un’intera sezione sportiva ad esso dedicata, con la conduzione diretta di un asilo per l’infanzia, della partecipazione, in condizioni di parità con il mondo maschile, alla sviluppo culturale del paese rendendo gentili sia la Lazio sia la Repubblica di cui oggi ne festeggiamo la bellezza.
W la Lazio, W la Repubblica Italiana
Matteo Mastrella
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