Storie di Lazialità
Tira la bomba Sinisa
Il centenario della S.S. Lazio come Ente Morale
Francesco Madotto una vita di corsa
DERBY LAZIO – ROMA 15 APRILE 2018 – 20,45 STADIO OLIMPICO
RICOMINCIAMO!!!
IL DOPO-DERBY
“… e lasciami gridaareee!”, rocheggiava tanti anni fa Adriano PAPPALARDO nell’incipit della canzone “Ricominciamo”.
E questo io grido stasera dalla tastiera del mio notebook: “Ricominciamo!”. Smaltiamo nel minor tempo possibile la delusione per questa sconfitta, che brucia tanto più perché è seguita al reboante 3-1 che infliggemmo alla Tragica nell’ultimo derby di campionato. Sinceramente, speravamo che la Nostra Magica si ripetesse a stretto giro di posta, e forgiasse il primo anello di una catena di vittorie stracittadine come – purtroppo – riuscirono a fare i cugini, riemergendo dalla fossa oceanica della Finale di Coppa Italia persa il 26 maggio 2013.
Invece, la Roma si è rimessa subito in sella, e stasera inneggia al suo mister Di Francesco come novello Luis Garcia (accento sulla “a” finale, mi raccomando), quello di “Abbiamo rimesso la chiesa al centro del villaggio!”. E, scusate il francesismo – del tutto in tema, poiché ho nominato un allenatore francese – ma a me, per aver perso il derby di stasera, rode tremendamente il si è ben capito che cosa!
Io ho seguito la partita alla radio, e posso giudicare parzialmente rispetto ai confratelli aquilotti che sono stati allo stadio o hanno assistito davanti alla TV; ma credo che la radiocronaca mi abbia fornito ugualmente validi elementi di giudizio sull’odierno derby.
Cominciamo dall’operato dei direttori di gara (e delle VAR). L’arbitro Gianluca ROCCHI di Firenze – a proposito, domenica c’è pure LAZIO-FIORENTINA! – ci ha messo del suo, non concedendoci subito l’evidente rigore per fallo di mano, e sanzionando tempestivamente i nostri giocatori per i falli da loro commessi senza d’altronde comportarsi altrettanto severamente con i giocatori giallorossi, ma ritengo che non sia stato determinante nell’esito dell’incontro.
La vera differenza l’ha apportata il diverso approccio alla partita delle due squadre. Stavolta, a differenza dell’andata di Coppa Italia e del ritorno di campionato disputati nella scorsa stagione, i romanisti sono stati agonisticamente più presenti di noi, e per lungo tempo sono stati anche più concentrati, tranne (clamorosa eccezione!) nell’occasione del fallo da rigore di Manolas, senza il quale molto probabilmente non saremmo rientrati in partita. Dalla metà del primo tempo, la Roma ha pigiato l’acceleratore, ci ha messi in difficoltà e ha conseguito meritatamente il vantaggio. Quando ha acciuffato il raddoppio con un tiraccio del Ninja Nainggolan (peraltro non nuovo a questi exploit!) ho seriamente temuto che ci avrebbero inferto una goleada!
Qui si è certificato il valore di Simone INZAGHI, che ha indovinato i cambi surrogando Leiva e Lulic (entrambi sottotono) con Lukaku e Nani, i quali hanno riassestato e tonificato la Lazio, restituendole campo. Ma, ribadisco, molto probabilmente senza il fallo di Mano-las e il susseguente rigore trasformato da Ciro Immobile – sempre più capocannoniere! – noi non saremmo rientrati in partita. E, purtroppo, il forcing finale non è bastato!
La Lazio ha giocato da Lazio nei dieci minuti iniziali e nel quarto d’ora finale. Sarebbe stato troppo poco contro qualsiasi altra squadra, figurarsi contro la Tragica, che ha una rosa giocatori più cospicua della nostra. Soprattutto nel reparto offensivo. La Roma dispone di tre attaccanti – Lucertolone Dzeko, Defrel e Schick – e di due mezzepunte che vedono bene la porta – Perotti, soprattutto! ed El Shaarawy – mentre la Lazio, di fatto, ha solo Ciro Immobile, che oggi non stava per niente bene, pur non lesinando impegno e segnando il quindicesimo gol in campionato (oltre al gol, purtroppo giustamente, annullato).
E quando Ciro manca, o non sta bene come è successo oggi, stentiamo tremendamente là davanti. Caicedo deve formarsi, e quell’accidente di Felipe Anderson è sparito dai radar. Nani deve ancora carburare, ma mi sembra più uomo di manovra che di punta. Non sarebbe valsa la pena di spendere qualche soldo per Falcinelli, che non è un campione ed è totalmente privo di esperienza internazionale, ma è un bravo attaccante italiano e avrebbe fatto benissimo da spalla a Immobile?
Luis Alberto ha giocato male, ma ci può stare. La prestazione negativa non incide assolutamente sulla valutazione del suo scorcio di stagione. Lo spagnolo ha piacevolmente sorpreso tutti noi. Mi permetto un piccolo consiglio a Simone Inzaghi: lo addestri maggiormente sui tiri dalla distanza. Quanto ci mancano le bombe di Sinisa!
La difesa poggia quasi esclusivamente su Strakosha (ottimo riflesso sul Lucertolone nel primo tempo) e su De Vrij. Radu comincia a sentire il peso degli anni; Basta, anche lui non proprio ragazzino, si infortuna spesso; Bastos è incappato in una giornata negativa; Edgar Wallace forse non vale gli otto milioni che lo abbiamo pagato. Meno male che l’irruenza e la poca prevedibilità di Lukaku sopperiscono sempre più alle manchevolezze di Senad Lulic, altro ultratrentenne. Il montenegrino Marusic è ottimo contraltare del belga sulla fascia opposta del campo, ma è consigliabile addestrare maggiormente entrambi anche alla fase difensiva.
Passiamo al centrocampo. E’ stata una giornataccia per Lucas Leiva, ma si può accettare. Ricordiamoci sempre che lui non è un facitore di gioco. L’organizzazione e anche l’uso della fantasia competono maggiormente a Milinkovic-Savic (oggi insufficiente, ma deve acquisire continuità). Parolo è il tuttofare, ma nemmeno lui è un organizzatore, e cominciano a scarseggiare le sue conclusioni da lontano. Si insista da subito su Murgia, si valuti l’inserimento di un altro giovane, e si pensi a cospicui rinforzi per questo reparto, se si vuole far crescere la Lazio.
E la Lazio deve crescere ancora. Molto. E bene. Anche oggi lo si è visto.
Ma tutte queste riflessioni le ho messe su carta solo perché avevo bisogno di smaltire la delusione del derby perso. Finora, stiamo comportandoci bene!
Solo, non perdiamo di vista i nostri limiti, che sono ancora tanti.
E già da giovedì, quantunque abbiamo vinto il nostro girone di Europa League, RICOMINCIAMO!
E domenica, contro la Fiorentina, RICOMINCIAMO!
FORZA LAZIO!
18 NOVEMBRE 2017.
MARCO BINDI
LA FINE DI UN INCUBO
Il Presidente Raffaele Bracci negli studi di Radio Radio lo Sport
30/06/2017 Il Presidente del Lazio Club Quirinale1900 Raffaele Bracci ospite a Radio Radio lo Sport.
EVENTO DI SABATO 6 MAGGIO 2017 – SIAMO PRONTI!
EVENTO DI SABATO 6 MAGGIO 2017 – SIAMO PRONTI!
LA STORIA SI RIPETE!
Otto giorni prima dell’evento celebrato il 9 marzo u.s. presso “La Casa dell’Aviatore”, la nostra Lazio aveva inferto alla Roma la pesantissima sconfitta in semifinale di andata di Coppa Italia. Oggi, a sei giorni di distanza dall’evento di sabato 6 (“Scuderie San Carlo”), abbiamo ridato la paga ai cugini. Si potrebbe pensare di aver trovato la formula magica per vincere il Derby: organizzare un Evento entro i dieci giorni successivi alla partita!
La vittoria è stata prestigiosa, altroché! La “settimana di attesa” era trascorsa (troppo?) tranquillamente, sia considerando l’orario di inizio della partita – dodici e trenta – sia per i diversi stati d’animo dei tifosi: noi avevamo fiducia nella nostra Lazio, ma ci aspettavamo una Roma ben diversa, più “cattiva”; forse, siamo stati più “ottimisti” dei romanisti…
In realtà, la partita aveva la sua importanza!
Per noi che – pur estromettendo i cugini dalla Coppa Italia -dovevamo assolutamente riequilibrare i risultati di Campionato, “azzerando” la sconfitta sofferta all’andata; così si comportano le squadre che sono o che vogliono diventare grandi. Inoltre, nella corsa all’Europa League, avremmo distanziato l’Atalanta, che aveva pareggiato in casa contro la Juventus.
Per la Roma che, vincendo, oltre a puntellare una supposta supremazia cittadina stagionale, si sarebbe notevolmente avvicinata alla stessa Juventus, e magari avrebbe ancora potuto dire la sua nella lotta per lo scudetto.
Sta di fatto che – estremo atto di scaramanzia – io ho acceso la radiolina solo dopo aver ricevuto il Whats app dall’amico e consocio Gianni Blandini che mi informava del gol di Keita. “Mamma mia!” ho pensato, “e che succede?”. Ovviamente, avrei voluto che l’arbitro fischiasse la fine di lì a poco. Troppe volte la Roma, quest’anno, sembrava spacciata, e invece s’era sempre ripresa. In più, avendo appreso l’assenza di Cirogòl Immobile, e – sinceramente! – non nutrendo soverchia fiducia nella nostra difesa, pensavo che, se la Tragica avesse ribaltato il risultato, non ce l’avremmo più fatta a riprenderla.
Ascoltando la cronaca della partita, invece, pur ansiando come sempre avviene quando giocano gli Aquilotti, apprendevo che il portiere giallorosso Szczęsny – mica so scriverlo questo nome, l’ho copiato e incollato da Internet! – aveva salvato i suoi Lupacchiotti con due parate fenomenali (su Parolo e Keita, mi sembra). Avevo perso il racconto della mancata concessione del rigore per fallo su Lukaku (che, forse, avrebbe anche portato all’espulsione di Fazio); ma, nel complesso, stava andando assai bene per noi. Un piccolo tremito l’ho provato quando il radiocronista ha riferito di una trattenuta operata nella nostra area da Bastos ai danni del Lucertolone (Dzeko) che forse avrebbe potuto essere sanzionata…Vabbè, chi se ne interessa! A loro, quest’anno, hanno dato più rigori che palloni (e non è ancora finita!)
Ma, proprio sullo sfiorire del primo tempo, eccolo là, il tanto temuto “rigore per la Roma!”, fischiato dal Signor Orsato di Schi(f)o. E, sul pallone, ecco andare “Capitan Futuro” De Rossi, che tira una mozzarella, purtroppo sufficiente a insaccare il pallone alla destra del nostro Strakosha (e sembrerebbe che lo stesso D.D.R. abbia poi preso in giro la panchina della Lazio, dopo la trasformazione. Se è davvero accaduto, è stato un preclaro esempio di sportività).
Si va al riposo. La paura di perdere, certo, c’è: sulla carta, loro sono più forti. Se alzano i ritmi, e magari aggiustano la formazione… Poi sta giocando benissimo Salah Perché Ti Amo… Però… però…
Vi elenco i fatti finora accaduti nel Derby, solo per puntualizzare, e non già per “lacrimare”, come ben altri sono abituati:
- Immobile “s’infortuna” prima di scendere in campo, e resta fuori. Di fatto, giochiamo senza attaccanti;
- ci hanno negato un rigore (e la probabile espulsione di un avversario – Fazio, n.d.m.) sull’1-0;
- Lukaku, fino a quel momento fra i migliori, deve uscire per infortunio (sinceramente, al posto di Inzaghi, non lo avrei sostituito con Felipe Anderson…);
- Hanno concesso un rigore inesistente alla Roma, che lo ha trasformato, e ha così raggiunto il pareggio.
“Dopo ‘sti fatti”, per la Tragica, vincere il Derby dovrebbe essere poco meno che una formalità… Ma, troppe circostanze favorevoli per una sola squadra! Non sappiamo mica se le basteranno per fare risultato (e infatti..!).
Si ricomincia. Bruno Peres piglia il posto, nella Roma, di El Shaarawy. E, dopo tre minuti, mannaggia la difesa! la Roma ha la Grande Occasione; ma il Lucertolone Dzeko (capocannoniere del campionato!) compie il trentottesimo errore stagionale sotto porta (nella circostanza, è anche molto bravo il nostro Strakosha, che devia in angolo).
Giocatori e tifosi giallorossi non hanno nemmeno il tempo di imbufalirsi per l’ennesimo errore del bosniaco che, in fondo a un mortifero contropiede, Dušan Basta ci riporta in vantaggio (con un po’ di fortuna, essendo il pallone sbattuto sulla schiena di Fazio prima di entrare in porta).
Guardate un po’, che scherzi gioca la sorte. Fazio, scampando rigore contro ed espulsione, resta in campo e involontariamente danneggia la Roma. Sintomatico il fatto che il 2-1 sia stato segnato da Basta (appunto: “la partita finisce qui! Basta!”).
Ma si deve ancora soffrire, sia perché “si rompe” De Vrij (bella tegola per la difesa!) e, soprattutto, si soffre “per merito” di Felipe Anderson, che spreca due contropiedi sensazionali, rischiando di far tornare in partita la Roma. Spalletti, dal canto suo, ha sbilanciato in avanti la sua squadra inserendo Perotti e, soprattutto, Francesco Totti (scusate il turpiloquio…). Tutta legna per il fuoco laziale. E, in quel fuoco, Keita estingue la Roma, concludendo col gol del 3-1 un ennesimo, mortifero contropiede!
Tre minuti di recupero, a ben vedere, sono pochi. Ma bastano a Totti per compiere un fallo di frustrazione e, soprattutto, a Rudiger per farsi cacciare dopo un fallaccio su Djordjevic. Nel mezzo, ci sarebbe un altro gol sfiorato da Milinkovic-Savic (e non avrebbe guastato!).
La partita finisce come forse non credevamo, ma come sicuramente volevamo: 3-1 per la Lazio!
Lo volevamo, perché fa sempre piacere vincere il Derby.
Lo volevamo, perché siamo stati davvero più forti delle contrarietà (Immobile, Lukaku, De Vrij, l’indolenza di Felipe Anderson…) e delle stupidaggini commesse dall’arbitro Orsato (rigore negato a noi, rigore regalato a loro). Così, è molto più bello vincere!
Lo volevamo perché, adesso, festeggeremo allegramente e compostamente. Domani è il Primo Maggio, e la nostra esultanza scorrerà lieve come un ruscello montano, senza confondersi nel fiume solenne della Ricorrenza.
Lo volevamo, perché come il solito, preponderanti per numero e fervidi per fantasia, i tifosi della Roma esondano! Stavolta, la siccità di questo Derby perso li inaridisce. Anche se avessero a disposizione i vocabolari di tutte le lingue, non troverebbero parole! E forse, non vorrebbero nemmeno cercarle, se non contro la loro squadra.
Certo, il difficile viene ora. Siamo saldamente al quarto posto, con l’Atalanta a tre punti. Abbiamo quattro partite non proprio abbordabili (Sampdoria e Inter in casa, Fiorentina e Crotone in trasferta), sebbene non siano nemmeno troppo complicate. La realtà è che molte squadre trovano contro di noi motivazioni insospettate. Ma la Lazio dovrà mantenere la concentrazione espressa contro la Roma, perché il nostro vero obiettivo è il ritorno in Europa! Lasciamo da parte le due Finali raggiunte (Coppa Italia e Supercoppa Italiana), anche se queste ci conferiranno maggiore tranquillità sul campo.
Per ora, sia festa! E che la festa continui sabato prossimo, quando ci incontreremo nell’Evento!
F O R Z A L A Z I O!
Marco Bindi
SONO LAZIALE E NON SONO BURINO
Il binomio burino/laziale è storicamente inesatto. I tifosi romanisti non comprendono e non sanno la vera origine del modo di dire “burino” ad un laziale. La parola burino nel dizionario italiano significa persona rozza, contadina; per intenderci un individuo sempliciotto. Ma l’appellativo “burino” apostrofato dal tifoso romanista al tifoso laziale non è propriamente esatto e, come vedremo, ha una derivazione semantica differente.
La storia insegna: ogni popolo ha le sue tradizioni, i suoi difetti ed i suoi pregi ma la parola burino che viene apostrofata dai nostri cugini giallorossi a noi laziali ha un’origine diversa.
E’ un modo di dire che nasce con la conquista di Roma da parte dei Piemontesi; voi direte cosa c’entrano i Piemontesi? E qui, in questa mia analisi storica, vi spiegherò il reale significato della parola “burino” e starà poi a voi eventualmente diffonderla.
Il 17 Marzo 1861, Vittorio Emanuele II veniva incoronato Re d’Italia a Torino, mentre Roma, ancora sotto il dominio dello Stato Pontificio, dovette aspettare ancora alcuni anni prima di diventare di fatto la Capitale d’Italia.
Come vuole la storia, il Re Vittorio Emanuele II si insedia a Roma presso il Palazzo del Quirinale accompagnato dai suoi più fedeli uomini del Regno e impiegati di ogni livello di origini piemontese.
Da qui inizia la vera storia dell’appellativo “burino”. In queste righe spiegherò come sia nato questo appellativo o nomignolo, come lo volete chiamare, che erroneamente viene accostato al tifoso laziale.
Come si sa in tutto il mondo ogni popolo ha una sua identità, storica e culinaria. Chi ha viaggiato ha scoperto che ogni paese ha un proprio modo di vivere e proprie tradizioni e di questo ne resta fiero e legato.
L’appellativo che si dà ad un popolo è un modo per marcarne la distanza, per differenziarsi dalle sue tradizioni e deriderle allo stesso tempo ed evidenziare le differenti origini dal luogo dove si è nati.
Nel caso di Roma, nella seconda metà dell’ottocento, vi fu un’invasione della cultura piemontese e le differenze con la cultura della Regione Lazio, e in modo particolare con quella romana, stavano proprio nell’esprimersi nella propria lingua e nell’arte culinaria.
I piemontesi, obbligati a trasferirsi in una nuova città e in una nuova regione, cercarono di mantenere le loro tradizioni abituali, come la loro cucina, procurandosi nei mercati rionali di Roma gli ingredienti tradizionali d’uso nella tavola delle loro terre, come la Toma, tipico formaggio piemontese, la pancetta, la lingua del manzo, il burro ecc….Sì, proprio il burro che si utilizza ancora oggi al posto dell’olio di oliva per friggere e rosolare i cibi nella cucina povera piemontese.
Per le massaie piemontesi utilizzare il burro per condire i propri cibi era estremamente importante. Mentre nei loro mercati in Piemonte il burro era di facile reperibilità viceversa nei mercati rionali di Roma era difficile trovarlo. Nella loro tradizione culinaria l’ingrediente principale per rosolare e condire i cibi era proprio il burro e da qui nacque l’appellativo “burine o burini” con cui i romani, nel tipico troncamento delle consonati doppie, identificavano i piemontesi.
Ecco da dove deriva il modo di dire sei burino o burina… il differenziarsi da individuo di origini piemontesi!
Spiegato l’origine della parola burino ora sta a voi rispondere e spiegare ai cuginetti ignoranti da dove deriva l’appellativo in questione.
Per finire, nella vignetta sottostante, disegnata e ideata dalla curva nord, il vignettista svela in modo semplice ed elementare il binomio romano e laziale, quello che i cugini non vogliono recepire.
Tanti saluti e FORZA LAZIO
Cesare Camilli
PERCHE’ SI (all’assegnazione dello scudetto 1914/15)
Perchè Sì: Atleti, uomini e soldati (molti dei quali persero la vita nel primo conflitto mondiale) che, con profondo spirito sportivo, su campi impervi avevano vinto il loro girone e dovevano, meritatamente, disputare la finale. Negare loro, che di certo non ricevevano a quel tempo gli onori ed i compensi economici dei giorni nostri, il riconoscimento di un titolo che premia quello sport fatto di sacrifici e passione vera. Il loro unico obiettivo era quello di portare alla città di Roma ed alla S.S. Lazio il primo scudetto. Ancora oggi la Polisportiva Lazio è la più grande d’Europa e tante medaglie ha portato allo sport italiano (i titoli italiani vinti attualmente sono più di 80, quelli individuali sono oltre 600, mentre quelli in categorie minori e nei settori giovanili sono circa 1000). Le medaglie conquistate dagli atleti della Polisportiva in competizioni ufficiali, quali Campionati del Mondo, d’Europa e Giochi Olimpici, sono numerose e 49 sono le medaglie d’oro vinte nel corso di queste manifestazioni sportive internazionali.
La Società Sportiva Lazio, oltre ad essere stata riconosciuta “Ente morale” il 2 giugno 1921 è stata insignita nel corso della sua storia ultracentenaria d’importanti onorificenze a livello nazionale, quali la Stella d’oro al Merito Sportivo nel 1967 ed il Collare d’oro al Merito Sportivo nel 2002 . La S.S. Lazio si ispira ai più alti valori dello sport. I colori, bianco e celeste, rappresentano le olimpiadi dell’era moderna mentre l’Aquila è simbolo dell’Imperatore, dell’Impero e delle Legioni Romane che esportavano cultura e civiltà nel mondo allora conosciuto. Non voglio pensare che tutte queste difficoltà nell’assegnazione del tanto meritato scudetto siano dovute al fatto che proprio perchè si chiama LAZIO ci siano tutti questi indugi e sia chiaro…non deve essere un regalo commiserevole alla Lazio, non ne ha bisogno!!
Proprio quest’anno il Lazio Club Quirinale 1900 si è recato a Bruxelles per celebrare il 117° anniversario della fondazione della S.S. Lazio e commemorare il nostro fondatore Luigi Bigiarelli con una cerimonia che si è tenuta presso la Sala Gotica nella sede del Municipio situato sulla Grand Place. Ebbene anche lì la S.S. Lazio ha conseguito un altro primato come primo club italiano: “la vestizione” del suo simbolo cittadino, il “Manneken-Pis”.
Io non sono più un ragazzo…sono figlio di laziali, quando i miei genitori sono nati il calcio a Roma era solo la Lazio. Essere tifoso della Lazio non è facile ma non voglio dilungarmi su questo, niente piagnisteo a noi non appartiene…chi è tifoso della Lazio sa cosa intendo, ma c’è il rovescio della medaglia perchè credetemi una vittoria, la conquista di un titolo della nostra amata Lazio, ha un valore che solo chi appartiene al popolo laziale può comprendere. E le ingiustizie che subiamo le superiamo con il nostro senso di appartenenza che non ci fa mollare mai. I media non parlano mai di noi (tranne che per dare notizie negative) eppure della nostra amata Lazio tutto ci viene imitato e invidiato, i nostri cori e la nostra MONUMENTALE CURVA NORD con le sue coreografie invidiate e stimate in tutto il mondo. Nella Capitale siamo la società di calcio che ha più titoli, nel 1999 nel Ranking della UEFA viene collocata al primo posto e non ne ha parlato quasi nessuno e, cosa più vergognosa, non lo hanno fatto proprio i giornali romani. Ma nonostante gli anni (tanti) che passano, ancora non riesco a comprendere il perchè di tanta avversione nei confronti di questa Società! E allora vi dico perchè Sì. Ci devono assegnare questo scudetto perchè non vogliamo che si perpetui questa ingiustizia, perchè non dobbiamo permettere che questo accada, perchè non possiamo tradire gli ideali di quegli atleti, uomini e soldati che combatterono con sudore, fatica e poi anche sangue. Devono riconoscere loro ciò che a loro spetta. PERCHE’Sì
P.s. scusatemi se non ho avuto un filo logico, ma ho scritto di getto e con tanta rabbia per l’ennesima ingiustizia che forse dobbiamo ancora subire…speriamo di no!
Ciao popolo Laziale!
Mario Michelini
(Razza Laziale)